Elezioni: quanto pesa il voto della scuola?

Queste elezioni regionali, assai più di analoghe consultazioni amministrative svoltesi in passato, hanno registrato un crescendo di polemiche di carattere politico generale che hanno finito per oscurare il confronto sui programmi e sulle proposte riguardanti i diversi settori di interesse regionale, con la parziale eccezione della sanità e della scuola.

Ma anche per quanto riguarda questi due settori, man mano che ci si avvicinava al giorno delle elezioni, il dibattito ha finito per svolgersi in termini generali, e quindi sulle politiche nazionali. I temi della politica scolastica, in particolare, sono entrati nella campagna elettorale e nelle parole d’ordine dei candidati dei due principali schieramenti sotto forma di slogan pro o contro le riforme Gelmini, presentate da una parte come una salutare cura di razionalizzazione della spesa e ammodernamento dei programmi e dall’altra come una indiscriminata operazione di “tagli” alle risorse per l’istruzione pubblica e di restaurazione della scuola tradizionale.

Quanto può aver pesato questo tipo di confronto ipersemplificato sul voto degli elettori? L’opposizione, con l’appoggio di buona parte dei sindacati, ha puntato le sue carte sulle inquietudini del personale della scuola, dai precari ai non docenti ai dirigenti alle prese con bilanci sempre più magri, mentre il governo e la maggioranza hanno dato l’impressione di guardare soprattutto al voto dei genitori, alla loro esigenza di avere una scuola più moderna e più sicura.

L’esito delle elezioni, e le indagini che le seguiranno sul comportamento degli elettori, ci diranno quale delle due strategie sarà stata premiata.