
Ci fa piacere leggere oggi un articolo su La Repubblica…
Segnaliamo oggi l’articolo di uno degli editorialisti più autorevoli del quotidiano La Repubblica (La scuola, le proteste e la verità sulla riforma), Mario Pirani, che, con equilibrio e riferimenti storici dotti e precisi, critica la pochezza di maggioranza (“Berlusconi ha inteso l’invito al confronto – espresso dal Capo dello Stato, NdR – come un incentivo alla minaccia poliziesca“) e opposizione (“Veltroni ha preferito la deriva populista di facile presa ma scarsa prospettiva, ribadendo un no preclusivo a tutti i tagli e annunciando un discutibilissimo referendum anti-Gelmini, peraltro improponibile in materia finanziaria“) nell’affrontare il tema dell’istruzione.
Il fondo di Pirani argomenta questa tesi, citando testualmente i due più cospicui tra gli ultimi dossier elaborati da Tuttoscuola, entrambi scaricabili gratuitamente dal sito.
Il primo, denominato Risparmi e qualità – La sfida della scuola italiana, avanza proposte concrete per una riforma della scuola che riconosce le esigenze del rigore finanziaria, senza però intaccare la qualità dei servizi offerti; il secondo, denominato La verità sui numeri della scuola, critica l’atteggiamento di maggioranza e opposizione, che convocano conferenze stampa, presentando altrettanti dossier per rendere manifeste le bugie degli avversari, e poi essi stessi pubblicano imprecisioni, forzature e veri e propri errori (il lavoro di Tuttoscuola evidenzia le incongruenze e le approssimazioni delle due parti, riportando i dati corretti).
L’editorialista de La Repubblica, muovendo anch’egli dalla necessità di un’analisi obiettiva che parta dai dati e dai fatti reali, sottolinea gli elementi di continuità tra “l’impianto globale” del decreto Gelmini e “il solco della correzione di rotta già impresso da Fioroni e Bastico, ministro e viceministro del governo Prodi, per riportare serietà negli studi“; qualifica l’articolo sul maestro unico niente meno che come una riduzione del tempo-scuola della primaria a 24 ore settimanali; critica la cristallizzazione del tempo pieno, la cui distribuzione è diseguale sul territorio italiano, e che finirà col penalizzare le “madri meridionali, che (…) per il 62% sono fuori del mercato del lavoro“; e invoca l’abolizione del quinto anno delle superiori, per “permettere ai giovani italiani di ottenere il diploma a17 anni, come francesi, tedeschi e inglesi, invece di restare nei banchi fino a 18 e avviarsi al lavoro o alle Università a 19″.
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