2008. Emergenza scuola

Quanto sembrano lontani i tempi del “cacciavite“.

Man mano che la percezione della crisi della scuola italiana ha preso forma, nel corso del 2007, fino al gran botto finale dei risultati dell’OCSE-PISA resi noti ai primi di dicembre, disastrosi per il nostro Paese, il ministro Fioroni ha sempre meno utilizzato l’immagine del “cacciavite” per illustrare il suo approccio alla gestione dei tanti problemi della scuola italiana.

Non che si sia convertito alla filosofia della megariforma, alla quale in modi diversi si erano ispirati i suoi predecessori Berlinguer e Moratti, ma non si può certo dire che il ministro abbia tenuto in quest’anno una linea minimalista, fatta di aggiustamenti e di piccoli passi.

Così non è stato sul fronte dell’impegno a combattere il fenomeno del bullismo, tanto che qualche associazione di genitori ha ritenuto di protestare contro il (sacrosanto) coinvolgimento economico delle famiglie nella riparazione dei danni provocati dai pargoli bulli. Così non è stato sull’altro fronte bollente dei prof. “fannulloni“, che d’ora in poi saranno un po’ meno protetti dall’ipergarantismo del sistema. E anche sul versante degli ordinamenti il ministro si è mosso a passo di carica: nuovo esame di maturità, nuove Indicazioni nazionali per il curricolo del primo ciclo, Linee guida sull’obbligo a 16 anni, ripristino dell’istruzione tecnica e professionale e riordinamento dell’intera filiera (per quest’ultima sono in corso le formalizzazioni dei contenuti e dei passaggi proceduralI. Sullo schema di decreto del presidente del consiglio lo scorso 20 dicembre si è espressa la conferenza Unificata).

Sul fronte delle politiche del personale il ministro si è mosso invece con grande (troppa?) cautela. Parole come valutazione, carriera, merito, continuano a non far parte del vocabolario ministeriale. Sciolto il nodo politico dei “precari“, tutto è rimasto sostanzialmente come prima. Non è servito neanche il cacciavite…