Ufficialmente i partiti politici non comparivano tra i soggetti promotori della giornata “A difesa della Costituzione” svoltasi a Roma e in oltre 100 città italiane, e simbolicamente anche in alcune capitali europee.

Alle manifestazioni del 12 marzo, la data scelta da un pool di associazioni e movimenti (Articolo 21, Popolo Viola, Valigia blu, Libertà e giustizia e altre decine di organizzazioni), hanno tuttavia partecipato molti esponenti politici, rappresentativi in pratica di tutte le forze che dentro e fuori del Parlamento si oppongono all’attuale governo, dal Pd a Sel, da Rifondazione comunista al Fli di Gianfranco Fini. E non mancavano, come da consuetudine, personaggi del mondo della cultura, della scienza, dell’arte e dello spettacolo tradizionalmente legati alla sinistra.

La scuola e la legalità, specialmente all’indomani della presentazione in Consiglio dei ministri della riforma costituzionale della giustizia, sono in effetti le due principali trincee scelte dall’opposizione per combattere l’attuale governo, e soprattutto il suo presidente Silvio Berlusconi. Per questo, anche se non c’erano i vessilli dei partiti, non potevano mancare i loro esponenti più in vista, da Pierluigi Bersani a Rosy Bindi, da Nicky Vendola ad Antonio Di Pietro. Ma non si sono visti, e anche questo si è notato, Casini e Rutelli, che su entrambi i temi hanno una posizione più articolata.

Analoghe distinzioni si notano a livello sindacale: al pieno sostegno della Flc-Cgil e della Gilda degli insegnanti a difesa della “scuola pubblica statale”, fa riscontro la cautela dei sindacati scuola della Uil e Cisl, il cui segretario generale Francesco Scrima si limita ad esprimere “attenzione e interesse a ogni iniziativa che assuma quegli obiettivi (investire su istruzione e formazione, sostenere la scuola pubblica, valorizzare il lavoro che in essa viene svolto in condizioni ogni giorno più difficili) e si proponga di sostenerli”. Attenzione, ma non adesione.