Verona. Ma la ‘famiglia naturale’ è di destra?

L’atteso Congresso mondiale della famiglia svoltosi a Verona nel fine settimana è stato in buona sostanza un’occasione persa: un modo sbagliato per affrontare una questione giusta, importante, come è quella dell’insufficiente aiuto che viene dato – soprattutto in Italia – alle famiglie, naturali e non, che vorrebbero mettere al mondo figli, o adottarli, ma non lo fanno per ragioni di carattere economico e sociale, dalla mancanza di incentivi alla carenza di asili nido.    

Il fuoco delle polemiche ha purtroppo oscurato questa problematica, e alcune ipersemplicazioni propagandistiche, da una parte e dall’altra, hanno forzato il significato della parola ‘famiglia’, come se fossero legittimate a procreare esclusivamente le famiglie tradizionali da una parte, o solo le coppie nelle quali la donna decide in totale autonomia dall’altra.

Eppure su una tematica così rilevante non sarebbe (stato) impossibile tentare un dialogo. Qualche parola di buon senso si è pure ascoltata a Verona. Per esempio l’associazione femminista Liber.e, che ha promosso un flash mob sopra un ponte, scelto per il suo significato emblematico, ha diffuso un comunicato che per alcuni aspetti avrebbe potuto (potrebbe?) essere condiviso anche da una parte dei partecipanti al Congresso mondiale, quella moderata e non integralista (vedi Zaia e Bussetti, e lo stesso cardinale Parolin: “La sostanza è corretta, il metodo è sbagliato”).

Nel comunicato di Liber.e si legge quanto segue: “Per noi femminismo è rete, è alleanza, è gioia, è festa, è forza, è lotta, è dialogo, è vita. Noi siamo PONTI, tra generazioni, generi e culture. Vogliamo essere libere di scegliere, di amare, di essere madri, di lavorare, di studiare, di accedere a qualsiasi ruolo professionale e politico. Perché sia conciliabile la realizzazione nella vita privata e la partecipazione alla vita pubblica, affinché la genitorialità sia sostenuta e non confligga con il lavoro. Per il rispetto e riconoscimento dei diritti individuali, umani e di tutte le famiglie”. 

La politica, anziché dialogare, si è divisa. Il Movimento 5 Stelle, con l’eccezione isolata di una sua senatrice, che è intervenuta al congresso, ha scelto di non partecipare né all’iniziativa, ormai targata Lega, né alle manifestazioni di protesta contro di essa, alle quali non è mancato invece il sostegno della sinistra vecchia e nuova nelle sue varie articolazioni, e quello della Cgil di Landini. Uno schieramento che per rafforzarsi dovrebbe però evitare di considerare “di destra” la famiglia tradizionale, che resta quella più diffusa nel nostro Paese. Perché allora regalarne la protezione alla destra?

In questa occasione, insomma, è mancato un possibile punto di dialogo tra le forze politiche e tra la sinistra tradizionale e il M5S. L’imminenza delle elezioni europee finisce anzi per accentuare la concorrenzialità tra i tre principali poli di aggregazione politica: la destra a trazione salviniana, il PD ‘largo’ e il M5S. Sarà così fino al 26 maggio. Dopo si vedrà.