Strappo sindacale per il decreto sulle graduatorie tra merito e metodo

La rottura dei buoni rapporti tra Miur e sindacati della scuola è un fatto che non t’aspetti, soprattutto di questi tempi e alla vigilia di una delicata consultazione elettorale.

Pomo della discordia, come ormai si sa, il decreto per le graduatorie d’istituto (n. 308 del 15.5.2014), definito dal Ministero senza tener conto delle osservazioni sindacali e firmato nonostante gli incontri di consultazione concordati.

I sindacati hanno unitariamente annunciato di avere dato mandato ai propri legali di impugnare il decreto della discordia davanti al TAR, contando probabilmente sulla collaudata storia dei contenziosi amministrativi nei quali i tribunali amministrativi raramente accolgono le tesi difensive dell’Amministrazione.

I sindacati hanno contestato il provvedimento per ragioni di ‘merito e di metodo’, aggiungendo che il decreto sarebbe stato deciso “Senza il previsto percorso istituzionale di modifica delle tabelle, introducendo palesi elementi di iniquità e irragionevolezza, creando inaccettabili disparita e conflittualità tra gli aspiranti alle supplenze”.

Relativamente al percorso istituzionale non seguito, c’è da dire che il Miur nel preambolo del decreto fa riferimento al parere della Commissione cultura della Camera del 6.2.2013 che aveva subordinato il proprio sì alla “differenziazione dei punteggi tra TFA E PAS”. Procedura corretta?

Secondo i sindacati, le contestate disparità tra gruppi sarebbero viziate da iniquità e irragionevolezza. È soltanto un modo diverso per valutare il provvedimento o, effettivamente, ci sono questi elementi oggettivi e non discrezionali che viziano il decreto. Se sì, quali?

Non si può non pensare che l’invocata uguaglianza di trattamento dipenda anche in buona misura dal fatto che i docenti TFA, oltre ad essere minoritari, sono in gran parte non sindacalizzati, mentre i docenti PAS, tutti precari quasi storici, oltre ad essere maggioritari, sono in buona misura iscritti ai sindacati. Le OO.SS., inoltre, adombrano il rischio di un contenzioso che potrebbe pregiudicare il regolare avvio dell’anno scolastico.

Sulla questione del metodo, più che di violazione delle formali relazioni sindacali si può parlare di vulnus dei buoni rapporti tra le parti. Per il ministro Giannini è un segnale della volontà di affrancarsi da un certo condizionamento sindacale da cui già i suoi predecessori avevano tentato inutilmente di liberarsi?