Pedarchitettura, l’edilizia scolastica del futuro

Il legame tra architettura e pedagogia è sempre stato stretto, riflettendo il ruolo assegnato all’educazione nei diversi periodi storici. Fin che l’educazione (non solo quella superiore) è rimasta un fenomeno riservato a piccole élites i luoghi in cui essa si svolgeva non nascevano come “scuole”, erano in genere edifici adattati.

Solo con la scolarizzazione di massa sviluppatasi in molti Paesi nel secolo scorso si è dato luogo alla costruzione di un grande numero di edifici specializzati, e si è cominciato a parlare di “edilizia scolastica”. Una locuzione che però, come osserva Mariagrazia Marcarini, ricercatrice dell’università di Bergamo, in un suo recente saggio, non mette in sufficiente evidenza il legame tra la progettazione degli spazi dal punto di vista architettonico e quella dei modelli pedagogici che in tali spazi si collocano, venendone condizionati.

Per questo l’autrice propone di impiegare il termine “Pedarchitettura”, che è anche il titolo del volume da lei dedicato all’argomento (Mariagrazia Marcarini, Pedarchitettura. Linee storiche ed esempi attuali in Italia e in Europa, edizioni Studium, Roma, 2016). Anche l’architetto Giorgio Ponti, uno dei maggiori esperti italiani della materia, si è mosso nella stessa direzione – quella di evidenziare il crescente legame tra innovazione architettonica e innovazione educativa – proponendo di utilizzare l’espressione “architettura educativa”, funzionale a una “scuola intelligente” (Giorgio Ponti, La scuola intelligente. Dall’edilizia scolastica all’architettura educativa, Grafill, Palermo, 2014).

È in corso insomma, a livello nazionale e internazionale (entrambi i volumi citano alcuni esempi significativi), lo sforzo di ripensare gli spazi dell’insegnamento e dell’apprendimento alla luce delle novità introdotte dalle nuove tecnologie, dalle scienze cognitive e da modelli pedagogici che valorizzando l’apprendimento laboratoriale e quello cooperativo puntano tuttavia nello stesso tempo sullo sviluppo dei potenziali individuali e sulla personalizzazione dei curricula. Tutto ciò richiede grande flessibilità e adattabilità degli spazi e dei percorsi. Una “pedarchitettura” per il XXI secolo.