Scuola digitale: dal registro elettronico ai laboratori, ecco i prossimi passi del PNSD

Un totale di 15 milioni di euro per estendere il registro elettronico a tutte le classi delle scuole del primo ciclo (il bando PARTE il 16 ottobre) e altri 140 milioni per avviare laboratori professionalizzanti in chiave digitale nelle scuole secondarie (20 settembre). E, ancora, 2,5 milioni di euro per creare ambienti innovativi nelle scuole di periferia contro la dispersione scolastica (29 settembre). Dal 15 settembre verranno istituiti tre gruppi di lavoro al Miur per la revisione delle indicazioni nazionali sul piano di studi, per fare la mappatura delle metodologie didattiche innovative e per monitorare l’uso dei device personali in classe. Sono alcuni dei “prossimi passi” del Piano nazionale scuola digitale (Pnsd) annunciati nella giornata di ieri, 26 luglio, dalla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, in occasione di un incontro a Roma a 20 mesi dall’avvio del Pnsd.

“Solo due anni fa – ha osservato Fedeli – la scuola vedeva solo le briciole degli investimenti in innovazione e un rapporto Ocse raccontava un’Italia indietro di 15 anni in fatto di digitalizzazione”. “Una grossa fetta di questo divario è ora sta colmata con coraggio e determinazione. Ma il lavoro non è finito”.

In generale, “abbiamo bisogno di sostenere finanziariamente maggior velocità, qualità e strumenti”. In autunno, tra ottobre e novembre, previsti interventi sulla formazione dei docenti: saranno attivati, ha spiegato la ministra, 18 “future labs”, uno per Regione; previsto un investimento di 25 i milioni di euro per la formazione avanzata sui temi del digitale per tutto il personale della scuola. Dal 12 settembre invece nascerà una community online che terrà in contatto tra loro gli animatori digitali.

“L’educazione, la formazione, non è un settore – ha osservato la ministra – ma la premessa indispensabile a tutte le politiche, è la risposta alle criticità e alla crisi, perché allinea la domanda con l’offerta di competenze. Se non innoviamo la scuola, le politiche innovative per aziende non avranno gambe. Senza una scuola moderna la crescita culturale del paese rimane congelata e rischia un arretramento. Le scelte sulla scuola digitale – ha concluso – rendono inoltre il paese più attrattivo per gli studenti e gli investitori esteri”.

 Nel corso della mattinata sono stati presentati alcuni dei primi dati emersi dalle rilevazioni in corso dell’Osservatorio scuola Digitale. I dati riguardano un campione di 3.500 scuole e dicono che il 97% degli edifici scolastici è connesso ad Internet per la didattica, con connessione adeguata, cioè con una buona connessione, nel 47% dei casi. Per quanto riguarda il cablaggio interno degli istituti, il 48% degli edifici è interamente cablato, il 75% dei laboratori è cablato e connesso, il 56% delle aule è cablato e connesso. Guardando agli ambienti per la didattica digitale, il 54% delle aule risulta adeguato (come strumentazione) alla didattica digitale, il 50% delle scuole promuove l’utilizzo di strumenti digitali personali in classe (il cosiddetto BYOD, Bring Your Own Device), il 30% ha un regolamento sul BYOD.

L’82% delle scuole utilizza strutturalmente il registro elettronico di classe, il 96% degli istituti usa strumenti digitali per parlare con le famiglie.

Competenze digitali: il 74% delle scuole ha attivato percorsi di cittadinanza digitale, il 60% di pensiero computazionale o robotica, il 59% di creatività digitale (ad esempio scrittura e lettura creativa), il 16% di economia e imprenditorialità. Oltre 1,6 milioni di ragazze e ragazzi hanno fatto pensiero computazionale a scuola grazie al progetto ‘Programma il Futuro’.

Fra gli altri dati connessi al digitale a scuola, emerge che: sono 568.033 le utenze attivate per la Carta del docente, lo strumento che consente di utilizzare on line i 500 euro per l’aggiornamento professionale, oltre 35.000 esercenti registrati, oltre 200 i milioni spesi per l’acquisto di beni e servizi; sono 2,7 milioni le Carte dello studente (per l’accesso a sconti e agevolazioni) in circolazione di cui 1 milione attivate.

“Per troppo tempo la scuola è stata considerata un luogo lontano dall’innovazione. Separata dal Paese da tecnicismi, problemi e dibattiti che non hanno fatto giustizia al ruolo abilitante che l’educazione deve avere. Tra i pregi della Buona scuola vi è indubbiamente l’inversione di questa narrativa – ha ricordato la ministra Fedeli -. La lotta alla dispersione scolastica nelle periferie con le scuole aperte al pomeriggio, l’alternanza scuola-lavoro e il Piano Nazionale scuola Digitale sono tre delle principali strategie di apertura del sistema educativo introdotte dalla riforma“.

L’innovazione “è una sfida per ogni individuo e organizzazione. Lo è per interi settori e per le economie di interi Paesi. È normale, quindi, che lo sia anche per il sistema educativo – ha ricordato Fedeli -. Ed è qui che la visione complessiva, la cura dei dettagli e l’ampiezza degli investimenti del Piano Nazionale scuola Digitale rappresentano un capitale straordinario da valorizzare e su cui costruire qualcosa che va molto oltre l’innovazione del sistema scolastico: stiamo spingendo la domanda di innovazione e la capacità di innovare del nostro Paese. I dati che abbiamo presentato, anche se si tratta di un campione parziale, parlano chiaro. I passi avanti fatti in poco più di un anno e mezzo sono stati straordinari e il cambio di passo visibile, prima di tutto alle scuole. Solo due anni fa i numeri evidenziavano una storia molto diversa. Una scuola che vedeva solo le briciole degli investimenti in innovazione e un rapporto OCSE che raccontava un’Italia indietro di 15 anni in fatto di digitalizzazione. Una grossa fetta di questo divario è ora stata colmata, con coraggio e determinazione. Ma il lavoro non è finito”.

Colmare i divari ancora esistenti, in modo mirato, investendo dove è più necessario. Consolidare gli stanziamenti più importanti, come quello sulla formazione delle e dei docenti. Investire sul coinvolgimento degli innovatori che trainano tutta la comunità scolastica. Creare un ecosistema di innovazione attorno alla scuola. Saranno queste le direttrici per i prossimi passi di attuazione del PNSD.

“Dobbiamo lavorare sulle connessioni, sull’accesso, ma anche accelerare sul tema delle competenze digitali delle ragazze e dei ragazzi e sulla formazione delle e degli insegnanti: si tratta di fornire alle nuove generazioni strumenti per incidere sul presente e sul domani in maniera consapevole e di sostenere le docenti e i docenti, attraverso l’aggiornamento delle loro conoscenze, nel loro ruolo di guida delle studentesse e degli studenti. Sono loro il vero cuore del Piano scuola Digitale. L’innovazione passa dalla conoscenza. E l’educazione non è un settore: è la condizione abilitante di un Paese. Una premessa indispensabile per tutte le altre politiche. E una scuola più innovativa influenza la domanda di innovazione, la spesa, gli investimenti”, ha chiuso Fedeli.