A Forli’ – Cesena le scuole migliori

Sono le scuole della Provincia di Forlì-Cesena le migliori d’Italia, quelle che complessivamente ai migliori risultati scolastici degli studenti e alla qualità dei livelli di istruzione, coniugano una corretta gestione del personale, adeguate dotazioni didattiche e informatiche, interventi e politiche finanziarie virtuose degli enti locali e una buona funzionalità dei servizi e degli edifici scolastici. A ruota seguono le scuole delle Province di Parma, Biella, Piacenza e Savona, dove si offre globalmente un servizio di miglior qualità a studenti e famiglie.
Al fondo della classifica, maglia nera per Nuoro, Sassari, Oristano e, a sorpresa, per le scuole della Provincia di Lucca. Sono i risultati del 1° Rapporto sulla qualità nella scuola, realizzato da Tuttoscuola, il mensile per insegnanti, genitori e studenti che per la prima volta ha realizzato una classifica delle Province e delle regioni in base alla qualità del sistema di istruzione.
La graduatoria deriva da 152 indicatori tratti dalle ultime rilevazioni ufficiali (Ministero della Pubblica Istruzione, Istat, Ministero dell’Interno, Ragioneria Generale dello Stato, etc). Una base dati imponente – complessivamente oltre 63.000 dati – elaborata con rigore scientifico, da cui si ricava una approfondita e inedita radiografia del sistema scolastico del nostro Paese. Un lavoro unico: in 150 anni di storia della scuola italiana non era mai stato possibile stilare una classifica in base a criteri di qualità e analizzare così, con cognizione di causa, i punti di forza e di debolezza delle diverse aree territoriali del Paese.

E’ Forlì-Cesena – secondo il Rapporto Tuttoscuola – a conquistare il gradino più alto della classifica. Ma è complessivamente tutta l’Emilia Romagna ad essere promossa a pieni voti. Al secondo posto c’è infatti Parma, al quarto Piacenza, al nono Reggio Emilia e al decimo Ravenna.

Nella top ten al terzo posto c’è Biella, al quinto Savona, al sesto Macerata (unica provincia non del nord tra le prime 10). Tra le grandi città molto bene Milano, al settimo posto, Torino al dodicesimo, Ancona al tredicesimo. Più sotto Bologna, al 31mo posto, e ancora più giù Roma, quarantaseiesima, ma comunque al di sopra della media nazionale. In fondo alla classifica – secondo il Rapporto Tuttoscuola – Palermo, Napoli e Cagliari, al 93mo, 94mo e 95mo posto. Ma soprattutto va male Firenze, 78ma addirittura dopo Teramo, Campobasso e Reggio Calabria. Un risultato negativo che si riflette su tutte le scuole della Toscana, che si piazzano male anche nella classifica delle Regioni. La Toscana è 14ma, dopo l’Abruzzo e prima del Molise, comunque – e a sorpresa – al di sotto della media nazionale. Dopo l’Emilia Romagna, ottimi piazzamenti per la Lombardia (che è seconda) seguita da Marche, Piemonte e Friuli. In fondo alla classifica rispettivamente Campania, Sicilia e Sardegna. Lo studio ha permesso di stabilire che la regione con la migliore dotazione informatica delle scuole è la Puglia, che la città con gli studenti più bravi (o meglio, con gli studenti che conseguono i migliori risultati scolastici) è Crotone e che, secondo le prove dell’Invalsi, gli alunni delle scuole del Sud ottengono migliori risultati nelle scuole primarie, mentre sono quelli del Nord a guidare la graduatoria nella scuola secondaria di primo grado.
E non solo. Il Rapporto Tuttoscuola rivela che il 64 per cento delle scuole primarie dispone del servizio di mensa scolastica ma solo poco più della metà degli alunni (il 52 per cento) se ne avvale, che nelle comparazioni internazionali l’Italia occupa la parte bassa della classifica, ma che gli studenti del Nord-Est sono tra i migliori in matematica e infine che le Province riescono a pagare per l’istruzione – nell’esercizio di competenza – solo il 38 per cento degli impegni di spesa assunti nel bilancio annuale. Una conclusione ben precisa: occorre restituire al sistema scolastico italiano una chiara, riconoscibile e riconosciuta dimensione istituzionale, un ruolo e una funzione educativa che oggi sembra essersi appannata. Occorre cioè che tutti considerino la scuola, il sistema scolastico nel suo insieme, come una grande istituzione del Paese.

 

A Crotone gli studenti migliori d’Italia?

 A Crotone ci sono gli studenti più bravi d’Italia o i professori più comprensivi? Qualunque sia la risposta, il dato certo è che a Crotone l’anno scorso c’è stata la media più alta di promossi negli scrutini finali dei diversi ordini di scuola, e inoltre i diplomati crotonesi, tra tasso di maturi, percentuale più elevata di diplomati con il massimo di voti o percentuale più bassa di diplomati con la votazione minima, sono risultati i migliori d’Italia. C’è da dire anche che sempre a Crotone c’è stata la più alta percentuale di bocciati (maggior rigore?) tra i privatisti di scuola secondaria. È quanto emerge dal “Rapporto sulla qualità nella scuola” a cura di Tuttoscuola. Per i peggiori risultati negli scrutini finali, invece brilla (si fa per dire) la provincia di Isernia, e, per i risultati della maturità 2006 la provincia di Asti. Molise e Calabria si sono contese l’anno scorso la maglia “rosa” dei migliori diplomati, mentre Basilicata e Abruzzo si sono disputate la maglia “nera”. Quest’anno con i commissari esterni Crotone confermerà l’exploit?

 

A Catanzaro le scuole più insicure d’Italia

Dall’insieme degli 8 indicatori di sicurezza registrati da Tuttoscuola nel “Rapporto sulla qualità nella scuola” (agibilità statica ed igienico-sanitaria, prevenzione infortuni, conformità Vigili del fuoco, abbattimento barriere architettoniche di vario tipo) emerge che le scuole più insicure sono a Catanzaro. Solo il 5,8% degli istituti dispone, per esempio, del certificato di agibilità igienico-sanitaria e solo l’8,8% delle scuole è in regola con le norme sull’abbattimento delle barriere architettoniche relative alle scale. In fondo alla classifica della sicurezza figurano Massa, Nuoro, La Spezia, Vibo Valentia e Reggio Calabria. Le scuole più sicure si trovano invece a Forlì-Cesena (dove comunque l’agibilità igienico-sanitaria non supera il 22%, superiore alla media nazionale del 13,8%), seguite da Rimini, Pordenone, Lecco e Udine. A livello regionale il Friuli-Venezia Giulia strappa la leadership all’Emilia Romagna, mentre la maglia nera della sicurezza tocca alla Sardegna. Entrando più in dettaglio, gli edifici scolastici della Campania e del Friuli Venezia hanno la più alta percentuale di certificazione di agibilità statica: il 79% nella prima, il 70% nella seconda. Guarda caso si tratta di regioni colpite anni fa da pesanti eventi sismici. Anche la Basilicata è al 65% di edifici scolastici in regola con la certificazione di agibilità statica. Lo riferisce il A Trapani – si legge nel “Rapporto sulla qualità nella scuola” presentato da Tuttoscuola – il 93,5% degli edifici scolastici risulta in possesso del certificato di agibilità statica; a Trieste, inspiegabilmente, solamente il 9,2%; la media nazionale di edifici in regola con questa basilare certificazione è del 57,5%. Dal rapporto risulta che Forlì ha più del 70% degli edifici scolastici con regolare certificazione antincendio dei Vigili del Fuoco; Isernia ha in regola con questa certificazione soltanto il 7% delle scuole; la media nazionale è del 35,3%.

 

A Modena le scuole più “high tech” d’Italia

Le scuole più informatizzate sono a Modena. Ma la regione nella quale le tecnologie informatiche sono complessivamente più diffuse nelle classi è a sorpresa la Puglia, che supera di un’incollatura l’Emilia Romagna. Tutte le province della Puglia sono infatti sopra la media nazionale. E’ questo uno tra i tanti risultati che emergono dal “1° Rapporto sulla qualità nella scuola italiana” di Tuttoscuola. Negli istituti di istruzione secondaria superiore vi sono mediamente 60 computer per istituzione scolastica, mentre nelle scuole del primo ciclo ve ne sono in media soltanto 13 per istituzione scolastica. Ma se queste sono le dotazioni medie nazionali, ben diverse sono quelle per provincia, tanto che negli istituti superiori vi sono province che arrivano intorno ai 100 computer per istituto (Ancona, Parma e Pistoia su tutte), mentre altre arrivano a poco più di 30 (Vercelli e Grosseto): una forbice notevole che non può non pesare in termini di qualità nell’attività tecnologico-informatica degli studenti. Come si può constatare dal Rapporto, nel primo ciclo di istruzione la forbice è molto più contenuta; la provincia con maggiore dotazione media di computer si attesta al di sotto di 20 pc per istituzione, quella con minor dotazione circa sette computer per istituzione scolastica. Le dotazioni tecnologiche e informatiche per uso didattico (non solo computer ma anche kit e laboratori) più ampie sono dunque a disposizione degli studenti della provincia di Modena, mentre quelle più povere sono inaspettatamente a Belluno. La graduatoria sulle tecnologie didattiche è una delle tante ricavabili dal Rapporto di Tuttoscuola, che raccoglie ben 152 indicatori su tutti i principali aspetti del sistema di istruzione, dai risultati scolastici all’organizzazione e ai servizi, dalle condizioni del personale ai livelli di istruzione.

 

Il tempo pieno divide in due l’Italia

A Napoli e a Palermo meno di due classi su cento di scuola elementare è organizzata a tempo pieno, mentre a Milano sono quasi 90 su 100. La situazione che attualmente divide l’Italia del tempo pieno nettamente in due parti viene dagli anni ’80 e ‘90, quando a decidere erano i Comuni che si accollavano l’onere delle strutture necessarie e dei servizi di mensa e di trasporto per consentire la frequenza del tempo pieno. Oggi, come chiarisce il “Rapporto sulla qualità nella scuola” presentato a Roma a cura di Tuttoscuola, è Milano la provincia con la percentuale più alta (89,5%) di classi organizzate a tempo pieno nella scuola elementare ed è l’Emilia Romagna la prima delle regioni con il 40%. Rispetto alla media nazionale del 24% di classi organizzate a tempo pieno nella scuola elementare, nelle grandi città meridionali Palermo è soltanto all’1,6%, Napoli è all’1,5%, Catania all’1,4%. Per i servizi di mensa, normalmente organizzati dagli Enti locali, il Sud registra notevoli assenze di servizio. Lodi, Piacenza e Prato hanno la totalità delle scuole elementari con servizio di mensa per gli alunni, mentre ad Agrigento e Lecce la percentuale di scuole con servizio di mensa è del 3,2-3,3%.