Studente arrestato a scuola per spaccio

Scontro duro tra gli studenti del ‘collettivo’ del liceo Virgilio di Roma e la preside del prestigioso istituto, Irene Baldriga. Ne dà conto Rinaldo Frignani, in un articolo pubblicato nelle pagine di cronaca romana del Corriere della Sera.

Gli studenti (sul loro numero ci sono valutazioni contrastanti) protestano contro “l’intervento dei militari dell’Arma impegnati in un’operazione antidroga all’interno della scuola durante la quale uno studente è stato arrestato e sono stati identificati altri 6 alunni e le loro abitazioni perquisite nell’ambito di un’indagine scattata nel 2014. Una presa di posizione dura quella degli studenti che potrebbe far presagire un nuovo scontro con la preside Irene Baldriga dopo quello dell’autunno scorso in occasione dell’ultima occupazione dell’istituto. Allora – all’indomani delle stragi parigine e con l’allarme terrorismo in corso – il prefetto Franco Gabrielli minacciò lo sgombero su richiesta della direttrice”.

Lo studente arrestato era stato sorpreso da due investigatori in borghese della compagnia Roma Centro a vendere droga a un compagno di scuola minorenne durante la ricreazione (immagini della videosorveglianza confermano lo scambio droga-soldi). «Non difendiamo il fatto che si spacci dentro una scuola, perché è sbagliato, ma che in un luogo di crescita e di formazione, invece di parlare della dipendenza dalle droghe si ricorra all’intervento delle forze dell’ordine», protesta una ragazza del Collettivo. Gli studenti criticano i metodi usati dai carabinieri, che «hanno chiamato per nome diversi ragazzi perquisendoli, poi durante la nostra contestazione ne sono entrati altri sette in divisa che si sono fatti spazio a forza di spintoni e spallate».

Dal Collettivo accusano inoltre la preside di aver negato loro qualsiasi confronto e aver instaurato «un clima di terrore», prosegue l’articolo del Corriere. «Niente di tutto questo – replica la direttrice Baldriga -. Il Virgilio è impegnato da sempre in prima linea proprio sul fronte della prevenzione e della legalità. Organizziamo spesso incontri, quasi ogni settimana, con ex tossicodipendenti, familiari di ragazzi morti per droga. Mi dispiace molto – aggiunge la preside – che ogni volta si debba parlare di questa grande scuola solo per le strumentalizzazioni di una minoranza di persone. Ho il sospetto che subiscano forti pressioni esterne perché hanno comportamenti e atteggiamenti violenti. Come quello di ieri, in un clima surreale, con cori da stadio contro di me e i carabinieri. Sì, è vero – ricorda la preside – mi sono chiusa a chiave in ufficio, urlavano come ossessi. Gridavano: «Riprendiamoci la scuola!», come se la scuola non fosse un pezzo di Stato – come un ospedale o un ufficio postale -, dove le forze dell’ordine, se lo ritengono necessario, possono, anzi devono intervenire».

Una presa di posizione coraggiosa, anche perché la preside aggiunge di non aver intenzione di prendere provvedimenti disciplinari: «non l’ho fatto neanche dopo l’occupazione. Spero che fra quei giovani ce ne siano tanti in buona fede, altri confusi, ma che hanno tutti gli strumenti per comprendere cosa sia accaduto e che non si può contestare un valore come la legalità».