Come impiegare bene quei 150 mila docenti in più

Tra GAE e concorso saranno quasi 150 mila gli insegnanti che da settembre entreranno in ruolo. Mai successo. Troppa grazia, dice qualcuno.

Si tratta di una risorsa professionale unica, da non sprecare, da usare bene. Dopo aver coperto cattedre e posti vacanti, compresi gli accorpamenti degli spezzoni nella secondaria, e azzerate le supplenze annue e fino al termine delle attività, rimarranno comunque decine di migliaia di posti che, secondo la Buona scuola, dovrebbero servire come organico aggiuntivo per le istituzioni scolastiche autonome.

Nei tour in giro per l’Italia per presentare la Buona Scuola sembra che il Capo di Gabinetto del Miur, Alessandro Fusacchia, e lo stesso Capo Dipartimento del Ministero, Luciano Chiappetta, abbiano posto l’accento più sugli utilizzi degli insegnanti su posti strutturali (ampliamento dell’organico di diritto?) che sull’organico aggiuntivo a disposizione delle scuole.

Se questo dovesse essere l’orientamento (si tratterebbe di una soluzione amministrativa sicura e dalle fondamenta solide), cosa rimarrebbe dell’organico dell’autonomia?

La quota di posti aggiuntivi, se ridotta al minimo (due-tre unità), non potrebbe servire allo scopo che la Buona Scuola sembra – un po’ troppo genericamente – indicare. Per progetti, recuperi, laboratori e attività integrative non bastano certamente due o tre insegnanti.

L’ipotesi di un organico aggiuntivo pari al 10% della dotazione d’istituto è ragionevole e potrebbe rispondere agli obiettivi della Buona Scuola. Si tratterebbe di un potenziale professionale (da maneggiare con cura e perizia) che potrebbe fare la differenza.