Dal 22 al 28 novembre

SOMMARIO

1. 2015, fine della scuola?
2. Tra dieci anni quanti degli attuali docenti saranno ancora in
cattedra?
3. Carriera zero, insegnanti demotivati
4. Aggiornamento docenti: un anno pieno di rinvii e incognite


 

 

1. 2015, fine della scuola?

Alcune tendenze in atto a livello internazionale e nella società italiana prefigurano per l’educazione uno scenario, nel volgere di pochi anni, del tutto inedito, e pongono un interrogativo per certi versi inquietante: la scuola rischia di essere messa fuori gioco, percepita dagli adolescenti di domani come un’istituzione inutile?
E’ il tema del convegno organizzato da Tuttoscuola presso la Fiera ABCD di Genova. L’appuntamento, da non mancare, è per venerdì 26 novembre.
Perché abbiamo scelto di affrontare un argomento così “scomodo”? Non certo per creare inutili allarmismi, quanto per invitare operatori scolastici, opinion makers, università, imprese, e mondo della politica a riflettere su una questione strategica, e urgente, per il nostro Paese.
La “generazione del 2000+”, ossia gli scolari nati nel terzo millennio, cresciuti in un “brodo tecnologico” con palmare e videotelefono, connessi a internet dalla nascita, abituati al compagno di banco straniero, ad essere giovani in una società sempre più anziana, come guarderanno il loro “prof.”?
Cosa si aspetteranno da lui, potendo già contare su potenti strumenti alternativi di conoscenza e di informazione e su innumerevoli stimoli, quali avranno a disposizione nell’era, ormai dietro l’angolo, della banda larga e della piena integrazione TV-telefono-PC?
Se già oggi il modello del docente tradizionale comincia a “stare stretto” allo studente curioso, inserito nel proprio tempo, cosa succederà tra dieci anni allo stesso docente che si troverà di fronte un adolescente ancora diverso, che avrà interiorizzato sia il progresso tecnologico, sia la società multirazziale e globalizzata?
Si tratta di un potenziale rischio, non certo di una certezza, e non saremo certo noi a fare le “cassandre” per la scuola. Ma vale la pena studiare a fondo il problema, guardarci bene dentro. Prevenire è meglio che curare…
Anche perché i segnali verso quella possibile deriva ci sono, chiari e numerosi, come documentano i dati che presenteremo al convegno. Autorevoli pedagogisti, studiosi, operatori scolastici e giornalisti aiuteranno a dipanare la matassa, e inizieranno a dibatterne. Perché ciò che auspichiamo è proprio che sia l’avvio di una riflessione, la presa di consapevolezza di un problema forse più profondo della questione “tutor sì, tutor no” o di altre che riempiono in questo periodo le cronache sulla scuola.
Per saperne di più

 


2. Tra dieci anni quanti degli attuali docenti saranno ancora in cattedra?

Se si pensa alle sfide che attendono i docenti in una data piuttosto lontana, come il 2015, inconsciamente si potrebbe essere portati a pensare che siano problemi a carico di un’altra generazione di insegnanti, che si sarà formata in maniera diversa e sarà forse più attrezzata ad affrontarli. Non è così. Circa l’80% dei docenti del 2015 è già in servizio oggi. Vediamo le cifre.
Dei 705 mila docenti statali di ruolo attualmente in servizio, 240 mila (pari al 34%) avranno compiuto nel 2015 65 anni di età e quindi avranno lasciato gradualmente il servizio. Rimarrà quindi in servizio circa il 66% del personale docente di ruolo oggi in cattedra (o forse più se qualcuno sfrutterà la nuova norma per rimanere fino a 70 anni, anche per raggiungere il massimo di pensione).
Ma quei 240 mila verranno sostituiti per metà dal personale iscritto in graduatoria che da diversi anni lavora nella scuola come supplente annuo o come supplente fino al termine delle attività didattiche.
Solamente il restante 50% di quei 240 posti lasciati per pensionamento, cioè 120 mila posti, verrà assegnato a nuovi vincitori di concorso (ce ne sono già migliaia iscritti nelle graduatorie di merito dell’ultimo concorso).
Attualmente i docenti di cui si avvale la scuola statale italiana sono circa 820 mila (di ruolo e non), senza contare le altre migliaia di docenti precari che, pur iscritti in graduatoria permanente, da anni devono accontentarsi di supplenze brevi (stimati in almeno 80 mila).
Tra dieci anni i posti cattedra funzionanti saranno dell’ordine di circa 800 mila unità, coperti da circa 635 mila docenti (di ruolo e non) che attualmente prestano già servizio (in posizione di ruolo e non), pari al 79,4% del totale in servizio. Gli altri 165 mila (20,6%) non dovrebbero figurare tra i docenti in servizio oggi.
Se si vuole considerare solamente il personale di ruolo nel 2015, stimabile in circa 705 mila unità, l’83%, pari a 585 mila unità, è già in servizio oggi.

 

 

3. Carriera zero, insegnanti demotivati

I nostri insegnanti, secondo l’OCSE, sono demotivati, delusi, stanchi. In questo sono in buona compagnia, perché anche in molti degli altri 24 Paesi presi in considerazione nell’indagine, presentata la scorsa settimana ad Amsterdam, la situazione non è molto migliore (www.oecd.org). Però i nostri battono tutti per l’età media di coloro che nel biennio 2002-2004 erano in servizio: più della metà supera i 50 anni nella scuola secondaria inferiore, e anche la media generale ci vede in testa (cioè in coda), insieme alla Germania, che però ha più insegnanti giovani (sotto i trent’anni) di quanti ne abbiamo noi.
Tra le principali ragioni della demotivazione viene indicata, per l’Italia, la mancanza di una carriera professionale, fondata sulla diversificazione delle funzioni e delle figure, e sul riconoscimento delle qualità professionali individuali. Se non c’è in Italia la fuga dalla scuola registratasi in altri Paesi, è solo per mancanza di alternative.
Tutti i contratti scuola degli ultimi quindici anni contenevano l’impegno ad affrontare il problema, ma nessuno è approdato a risultati concreti. Per la verità nel maggio scorso, con cinque mesi di ritardo sul termine stabilito dall’ultimo contratto (31 dicembre 2003), la commissione mista MIUR-ARAN-Sindacati, incaricata di formulare proposte in merito, aveva avanzato qualche timido suggerimento. Il rapporto finale parlava di esonero parziale dall’insegnamento per svolgere attività di ricerca anche esterne alla scuola presso Università, IRRE, Scuole di specializzazione; di funzioni di coordinamento (di dipartimento, di progetti, di rete o di territorio), e di incarichi speciali (formazione di pari, tutorato verso altri insegnanti, orientamento, laboratori, biblioteca). Si parlava anche di “crediti professionali”, sia pure certificati dalla stessa istituzione scolastica.
E’ vero che dietro il linguaggio complicato, tra il sindacalese e il burocratese, si avvertiva pur sempre la preoccupazione di preservare l’unicità della funzione docente, ma qualcosa sembrava muoversi. E’ indispensabile riprendere il discorso.

 

 

4. Aggiornamento docenti: un anno pieno di rinvii e incognite

Si sta varando la seconda Finanziaria dopo l’approvazione della legge di riforma del sistema di istruzione e formazione, ma ben poco si dice su quello che dovrebbe essere il primo nodo, quello decisivo: gli investimenti sulla formazione del personale docente. Manca infatti la copertura finanziaria per la formazione estesa a tutti i docenti.
I termini per l’iscrizione ai corsi di formazione sulla riforma organizzati dall’Indire secondo il modello “blended e-learning“, è scaduto il 9 novembre. La data di apertura dei corsi sarebbe fissata al 1° dicembre, ma appare sempre più probabile uno slittamento a gennaio 2005.
È la terza volta del resto che viene fissata una scadenza per la presentazione delle domande di partecipazione (la prima era il 20 settembre). Qualche “maligno” sostiene che i rinvii siano stati dettati dal basso numero delle adesioni, lo stesso motivo che avrebbe portato a re-iscrivere d’ufficio i corsisti dell’anno passato. Malignità a parte, il successo della principale iniziativa ministeriale di aggiornamento dei docenti sulla riforma non può essere misurata con il numero degli iscritti, e tanto meno solo con quelli delle adesioni iniziali.
Il recente accordo di massima sulla materia della formazione raggiunto tra l’Amministrazione e lo Snals-Confsal, che ha chiesto il tavolo di concertazione svoltosi il 2 novembre scorso, è la conferma che fino ad oggi non è stato avviato un intervento di formazione che avrebbe dovuto investire le questioni di carattere didattico e non solo. Non c’è stata un’azione organica e pluridimensionale d’aggiornamento del personale docente che avrebbe dovuto coinvolgere tutti i docenti delle classi toccate dalla riforma.
La formazione estesa a tutti i docenti e “nel limite delle risorse disponibili presso le scuole” (due previsioni ministeriali tra loro incompatibili) dovrebbe, finalmente, essere avviata nei prossimi mesi con un ritardo difficilmente recuperabile e destinato perciò a pesare sulle condizioni d’esercizio della funzione docente.
Interrogativi seri vengono sollevati sulle metodologie adottate in questo tipo di formazione e quindi sulla sua qualità. Una questione, quella della qualità, sempre più centrale per i soggetti impegnati nella formazione a distanza attraverso le TIC e anche uno degli obiettivi specifici del “Programma eLearning” dell’Unione Europea, operativo sin dal dicembre 2003.

 

 

Ed ecco le altre notizie di TuttoscuolaFOCUS n.78/174:


– Studiare a casa e non a scuola? Se ne parla a Genova
– Perse nel Mezzogiorno 9 mila classi in sei anni. Nel 2015 altre
25mila in meno
– Grazie agli alunni stranieri sono aumentate le classi al nord
– Lo stallo delle scuole del Centro Italia rende incerto il futuro
– Carriera, lo Snals consulta i docenti
– Moratti-Siniscalco, chi la spunta?
– Dopo lo sciopero della scuola quale futuro per la trattativa sul
tutor?


E poi tutte le scadenze del prossimo mese, commentate e spiegate. Ecco
gli argomenti di TuttoscuolaMEMORANDUM di questa settimana:


– novembre: rinnovo consigli di circolo/istituto
– giornata di mobilitazione indetta dallo SNALS
– sciopero personale scolastico
– domande ammissione esami di Stato
– monitoraggio piani dell’offerta formativa
– sciopero personale scolastico
– rilevazioni integrative
– scadenze amministrative relative al mese di novembre
– programma annuale 2005



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