I Linguaggi, l’educazione e la comunicazione…nello sport

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa email di Giocondo Talamonti, con una riflessione sul linguaggio e il modo di fare comunicazione.

Invitiamo altri lettori interessati a intervenire sul tema, o a offrire nuovi spunti di dibattito, a scriverci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

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I Linguaggi, l’educazione e la comunicazione…nello sport

Viviamo nella civiltà dell’immagine, della comunicazione esasperata, del linguaggio confuso con le parole straniere ed in particolare nel mondo dello sport.  Si fa a gara tra gli addetti ai lavori ad utilizzare termini stranieri per far conoscere un appuntamento, un’iniziativa, un incontro, una gara, un richiamo a stare insieme.

Nel linguaggio utilizzato, le parole inglesi vengono caricate di un senso e di un potere ignoto che sembra dare più forza all’avvenimento. Abbiamo una lingua italiana dolce e nello stesso tempo affascinante, con parole espressive non forti e delicate. Camminare, correre, muoversi… provate a dirle a voce alta e sentirete la dolcezza; invece Run, Walk sembrano espressioni da cane bulldozer, fuori dalla nostra cultura  tesa all’inclusione, all’accoglienza.

Non si tratta di una crociata contro le lingue straniere, né contro l’impiego dei molti termini inglesi come gadget e derby che non hanno corrispondenti italiani efficaci e accettati, ma dilagano:

Mister al posto del più sentimentale e valoriale maestro; manager per dirigente, big per grande, break per pausa, leader per presidente, brothers per compagni, young per giovani, gossip per pettegolezzo, full time per a tempo pieno, match per partita, out per fuori, trainer per istruttore, boys per ragazzi, party per festa, corner per angolo, fidelity card per tessera di fedeltà.

La scelta è quella di privilegiare la lingua italiana di leggere le parole ad alta voce per valorizzarne il gusto, la leggerezza, lo “stile”, la delicatezza delle parole, il fascino che si portano dietro, la sobrietà che ha un forte valore educativo.

    Questa non è una crociata contro le lingue straniere. Parlare bene non solo l’italiano, ma anche l’inglese o qualsiasi altra lingua è bellissimo e utilissimo. Ma non sempre è indispensabile introdurre una quantità di parole straniere in un discorso o in un testo in italiano.

L’educazione è il primo passo per rapportarsi con gli altri con rispetto.

“In questi giorni, gli italiani hanno constatato, per l’ennesima volta, che sobrietà e compostezza sembrano mancare nelle aule del nostro Parlamento.

C’è un degrado del confronto e del dibattito politico che non ha uguali in nessun altro Paese democratico e che ritengo assai grave. Soprattutto in questa legislatura, si registra una escalation di aggressività, turpiloquio e insulti, spesso sessisti, che non fa onore al nostro Paese…

Queste le parole del Presidente della Camera che invitano tutti a riflettere specialmente coloro che sono deputati a impartire le basi dell’educazione nei percorsi di crescita dei giovani.

Questo fenomeno di degrado  si ripercuote nei comportamenti quotidiani e spesso nelle manifestazioni sportive. La Scuola e la famiglia in primis devono sentirsi impegnate a ridare all’educazione quel valore aggiunto che ha contraddistinto in passato il rapporto fra le persone. Lo sport può contribuire molto a ridare quelle regole che ci siamo spesso dimenticati.

La comunicazione nel tempo si è progressivamente evoluta nei mezzi impiegati. Dal primitivo scambio di suoni e parole tra individui si è passati con una velocità impressionante prima alle trasmissioni telegrafiche poi a quelle telefoniche, radio e televisive per arrivare agli attuali social network più rispondenti ai bisogni e al protagonismo dei giovani.  Per quanto concerne lo sport, il mezzo televisivo non può più limitarsi alla messa in scena, di un evento di massa senza considerare l’inadeguatezza dei messaggi destinati  al nuovo pubblico, fatto di giovani che chiedono di essere coinvolti e di essere protagonisti.

Gli sportivi, gli organizzatori di eventi e i gestori delle trasmissioni debbono tener conto dell’evolversi della comunicazione e volgere l’attenzione non solo all’audience televisiva, ma a quella social che offre maggiori possibilità di coinvolgimento.

I linguaggi, l’educazione e la comunicazione nello sport si accompagnano alla partecipazione, alla divulgazione, alla socializzazione, alla cultura, al cambiamento. Tutto ciò per dare sempre più consistenza ai valori educativi insiti nello sport e per favorire attraverso i valori l’adattamento e l’integrazione delle nuove generazioni nelle dinamiche sociali in continua trasformazione ed evoluzione.

Giocondo Talamonti