Voto in condotta/1. Troppa ambiguità

L’ordinanza ministeriale contenente le istruzioni per l’organizzazione e lo svolgimento degli esami di Stato per l’istruzione secondaria di secondo grado avrebbe potuto dire una parola chiara e definitiva sulla questione del “peso” del voto di condotta ai fini del calcolo della media.

E invece no. L’ordinanza si è limitata a fare chiarezza sul fatto che per essere ammessi all’esame basterà per quest’anno la media del sei, e non sarà richiesta “una votazione non inferiore a sei decimi in ciascuna materia“, come previsto dal regolamento sulla valutazione attualmente all’esame del Consiglio di Stato per il prescritto parere.

In attesa del parere e del completamento dell’iter formale del regolamento il ministro ha deciso di applicare la norma previgente, contenuta nel Decreto Ministeriale emanato dal ministro Fioroni (n. 42/2007), che fa riferimento alla media del sei, ma risale ad un momento in cui il voto di condotta (o sul comportamento) non era previsto. Di conseguenza, da un punto di vista strettamente giuridico, la media dovrebbe essere calcolata solo sui voti relativi alle discipline, come stabilito dal D.M. Fioroni.

Nello stesso tempo, però, l’ordinanza firmata dal ministro Gelmini specifica che il voto sul comportamento “incide sulla determinazione del credito scolastico riferito all’ultimo anno di corso”, il che lascerebbe pensare (e ha fatto scrivere a caldo alla Flc-Cgil) che dunque il voto di condotta fa media. Una deduzione che, a rigore, potrebbe non avere fondamento giuridico. Ma l’ordinanza non poteva essere meno ambigua?