
Visco: la scuola può aiutare ad uscire dalla crisi
Il governatore della Banca d'Italia ha ricordato il precedente della Corea

Il Quantitative Easing della Bce porta i primi segnali positivi per la ripresa in Italia ma affinché la crescita sia “stabile e duratura” occorre rimuovere quegli “ostacoli strutturali”, causa del ritardo del paese oramai anche verso alcune economie emergenti ed investire in capitale umano e istruzione.
Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, intervenendo a Roma all’Università Cattolica, riconosce i meriti di due riforme varate dal governo: il Jobs Act, “un passo avanti nella giusta direzione” e la “buona scuola” la quale punta “opportunamente ad accrescere il peso della componente connessa con il merito nelle retribuzioni dei docenti”.
Elementi chiave poiché i giovani “soprattutto da noi” stanno incontrando “difficoltà enormi”.
L’Italia infatti arranca in un’area euro che solo a fine 2015/2016 vedrà il Pil tornare ai livelli precedenti ala crisi. Una crisi che rischia “di lasciare segni permanenti sulla nostra economia”.
È nota l’attenzione del governatore sui temi dell’istruzione (al quale ha dedicato il suo libro “investire in conoscenza”) e all’uditorio formato da professori e studenti dell’Università Cattolica per celebrare i 14 anni della sede di Roma della Facoltà di Economia, invita a non sfiduciarsi dei dati non brillanti su quanto ‘rendono’ in termini di occupazione e reddito, gli studi.
In Italia infatti la probabilità di essere occupati è uguale (73%) sia per i laureati che per i diplomati a differenza degli altri paesi Ue dove a istruzione superiore corrisponde una maggior probabilità. Una situazione paradossale causata da una serie di fattori e che innesca un circolo vizioso fra lavoratori e imprese di bassa istruzione e meno investimenti in tecnologia spingendo i più qualificati a emigrare.
La strada per uscire dalla crisi non in maniera momentanea è quindi inversa a quella percorsa dal nostro paese.
Visco cita l’esempio della Corea, colpita dalla gravissima crisi alla fine degli anni ’90 e, ricorda il governatore, data per ‘spacciata’ dal premio Nobel Krugman (ora super critico verso la Bce e l’Europa per la gestione della crisi). Un paese protagonista adesso di una spettacolare ripresa grazie proprio all’investimento in conoscenza e alta tecnologia che ha portato Samsung a diventare uno dei principali produttori di smartphone.
Non ci sono solo comunque scuola e università come fattori decisivi. “Il ruolo delle imprese e degli imprenditori è quanto mai importante in questa fase” sottolinea. “Lo è poiché ad essi spetta di investire in attività di ricerca, sviluppo e innovazione, assumendosene i rischi impliciti, di puntare sull’internazionalizzazione” superando i ritardi dovuti alla ridotta dimensione e proprietà familiare.
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