Verso lo sciopero generale. Ma la Cisl non ci sta

C’era una volta la Trimurti, il patto di ferro CGIL-CISL-UIL che negli anni Settanta dello scorso secolo fece e disfece governi, entrando in crisi nel 1984 quando CISL e UIL non si opposero al blocco della scala mobile da parte del governo Craxi mentre la CGIL appoggiò (senza però proclamare lo sciopero generale) le iniziative di protesta spontanea, o promosse dai consigli di fabbrica, in corso in numerose industrie soprattutto del Nord, ricevendo la solidarietà del PCI allora guidato da Enrico Berlinguer – da tempo in forte polemica e concorrenza con il PSI craxiano – destinato però a morire nel giugno 1984, poco dopo l’enorme ma infruttuosa manifestazione della CGIL svoltasi a Roma nel marzo 1984.

Nei decenni successivi l’unità tra CGIL CISL e UIL fu di nuovo raggiunta in diverse occasioni, soprattutto per contrastare le politiche di contenimento della spesa pubblica dei governi di centro-destra guidati da Silvio Berlusconi (in particolare negli anni 2008-2011, dominati da una vasta crisi finanziaria internazionale), ma anche su specifiche tematiche come la riforma della scuola (legge 107/2015, “Buona Scuola”), che vide i tre sindacati confederali uniti alla testa del più grande e compatto sciopero del personale scolastico svoltosi nel dopoguerra.

Unità poi mantenutasi, con qualche rallentamento, negli anni successivi, fino ad arrivare all’attuale quadro politico, contrassegnato – dopo il governo Draghi di (quasi) unità nazionale – dal ritorno a una ben definita redistribuzione bipolare del consenso tra un centro-destra a guida Meloni (e quindi spostato più sul destra-centro) e un centro-sinistra che con il fallimento del polo centrista si sposta su una collocazione più di sinistra-sinistra (al netto dell’ambiguità del M5S di Conte).

In questo nuovo quadro bipolarizzato l’unità triconfederale torna a sfaldarsi, come negli anni Ottanta, con una CISL che non rinuncia alla sua storica vocazione contrattualista e una CGIL che con l’appello del suo segretario Ladini alla “rivolta sociale” sembra voler ripristinare lo stretto collegamento con l’opposizione politica: allora del PCI, ora della sinistra-sinistra, come si vede con la proclamazione dello sciopero generale per il prossimo 29 novembre, al quale la CISL non ha aderito. La differenza è che questa volta la UIL ha deciso di seguire la CGIL.

Vedremo come andrà. Se lo sciopero non avrà successo avrà più spazio la linea contrattualista della CISL. Se invece avrà un risultato importante vorrà dire che la CGIL di Landini accentuerà la sua influenza sulla linea politica dell’opposizione. (O.N.)

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