
Valutazione/2. Ma Uds e autonomi rilanciano la sfida. Appuntamento per il 12 maggio
L’Unione degli studenti (Uds) ha fatto sapere che boicotterà i test Invalsi che saranno sottoposti, il prossimo 12 maggio, alle classi seconde delle scuole superiori.
Lo farà in modo creativo, stando a quanto dichiarato dal suo coordinatore nazionale, Danilo Lampis, scrivendo ‘Studenti non numeri’ sulle prove, leggendo libri durante la somministrazione della prova ma anche organizzando cortei, flash mob e lezioni di piazza.
Da tenere presente che il 12 maggio ci sarà anche lo sciopero dei sindacati autonomi di base (Cobas, Unicobas e altri) e della Gilda. L’esito potrebbe dunque essere diverso, in termini di partecipazione, da quello registrato nella scuola primaria, anche se non tale da pregiudicare il valore diagnostico dei risultati in termini di valutazione di sistema (salvo che per alcune scuole e zone del Paese).
Ma come si spiega un rifiuto così radicale nei confronti di una prova il cui esito, come appare ormai chiaro anche per la scuola secondaria superiore, non sembra destinato a influire più che tanto sulla valutazione di fine anno che spetta ai docenti?
L’obiettivo in realtà è politico, come si evince dalle parole dello stesso Lampis: “La ‘Buona scuola’ ha esteso il modello Invalsi introducendo classifiche e selezioni per scuole, docenti e studenti”. Ma “valutare non può significare schedare, mettere in classifica, favorire la competizione tra scuole e studenti, indirizzare e svilire la didattica rendendola un semplice bagaglio di nozioni da digerire per affrontare i test”.
Ciò che gli studenti – almeno quelli che seguono le analisi e le indicazioni dell’Uds – sembrano non comprendere è che non risulta che vi sia alcuna intenzione, da parte della grande maggioranza degli insegnanti, di subordinare la propria valutazione e di curvare la propria didattica all’esito delle prove Invalsi. Se l’obiettivo è il governo, la Buona Scuola e la riforma costituzionale voluta da Renzi, va ricordato che questa riforma tocca molti punti del testo del 1948, rivisto nel 2001, ma di certo non quello che proclama la libertà di insegnamento.
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