Valutazione INVALSI obbligatoria dal 2005

Il Consiglio dei ministri di venerdì prossimo potrebbe approvare in via definitiva il decreto legislativo che istituisce il Servizio Nazionale di Valutazione e che riorganizza l’INVALSI. La costituzione è finalizzata al progressivo miglioramento e all’armonizzazione della qualità del sistema educativo con l’obiettivo della valutazione dell’efficienza ed efficacia del sistema educativo di istruzione e di istruzione e formazione professionale.
Come prevede l’art. 3 della legge n. 53/2003, l’INVALSI avrà anche il compito di predisporre e gestire le prove a carattere nazionale nell’ultimo anno di ciascun ciclo, che accompagneranno quelle organizzate dalle Commissioni d’esame di Stato. E’ impensabile che ciò avvenga già per gli esami del corrente anno scolastico (occorrerebbe preparare per tempo gli allievi, e anche gli insegnanti, alle nuove prove, né si conoscono ancora gli orientamenti circa la concreta articolazione del seconda ciclo), mentre è certo che nel 2005 la valutazione degli apprendimenti degli alunni in Italiano, Matematica e Scienze sarà obbligatoria per le classi seconde e quarte della scuola primaria e per le classi prime della scuola secondaria di primo grado (ex media).
E’ già arrivata nelle scuole infatti, trasmessa dalle Direzioni regionali, una nota dell’INVALSI che invita le scuole a inserire nei POF le attività di valutazione di sistema, e ad attrezzarsi in conseguenza sul piano organizzativo con la costituzione di un gruppo di lavoro e la nomina di un referente. La nota dell’INVALSI dà attuazione a una Direttiva del Ministro (n. 26 del 12 luglio 2004), che dà disposizioni in tal senso specificando che con l’avvio della riforma del primo ciclo, a seguito dell’entrata in vigore del D. lgs. n.59/2004, la valutazione di sistema diventa obbligatoria (i documenti si possono consultare in www.invalsi.it).
Per la FLC Cgil però l’iniziativa è “illegittima e inaccettabile culturalmente”, ed è il segno dell’”ultima deriva autoritaria del Ministro sulla scuola” (www.cgilscuola.it). Il sindacato avanza varie argomentazioni giuridiche per sostenere l’illegittimità dell’iniziativa, cui affianca una considerazione di carattere politico, perché “è davvero paradossale, mentre il Paese discute una modifica costituzionale, questa stretta centralistica e accentratrice da parte di un Istituto che uniforma la verifica degli apprendimenti, da contestualizzare, tutti uguali in ogni scuola del reame. Altro che personalizzazione!”.
In realtà, al di là della polemica politica contingente, la contrapposizione è tra i sostenitori di metodologie valutative che fanno riferimento a standard di apprendimento prefissati, e sostenitori di metodologie che puntando sulla personalizzazione dei percorsi formativi negano, in certo senso, la stessa proponibilità degli standard. Una disputa che è da tempo in corso anche all’estero, soprattutto nei Paesi dove più ampio è il ricorso ai test e alle prove oggettive di valutazione degli apprendimenti.