Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Divari educativi, Valditara: ‘La chiave per superarli è la personalizzazione’. L’introduzione di Vinciguerra

Intervenendo in diretta video alla fine della presentazione e discussione del Rapporto FGA-Fond. Rocca, subito dopo le considerazioni introduttive svolte dal direttore di Tuttoscuola Giovanni Vinciguerra, moderatore del dibattito (qui più avanti riportate), il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha in primo luogo evidenziato alcuni segnali di inversione di marcia verificatisi negli ultimi due anni, avvalendosi dei dati forniti dall’Invalsi sull’andamento della dispersione esplicita che ha registrato nel 2024 un netto miglioramento, scendendo al 9,8% (il 9% è il target europeo per il 2030, e la media UE è del 9,3%), per merito soprattutto delle ragazze, il cui dato è nettamente inferiore alla media europea.

Anche la dispersione implicita, sempre secondo l’Invalsi, è passata dall’8 al 6% con tassi di miglioramento maggiori al Sud rispetto al Nord, mentre anche la percentuale degli studenti eccellenti è passata dal 13 al 15%, con un aumento maggiore al Sud.

Ma la via maestra per rimuovere alla radice la causa principale dei divari di apprendimento (e di destino professionale) non è la riduzione della dimensione delle classi ma la personalizzazione della didattica, “che è la vera sfida del futuro”, sostenuta anche dall’uso appropriato dell’Intelligenza Artificiale e da corsi di formazione dei docenti “valutati e incentivati”. Bene puntare sull’autonomia scolastica, che consente buone pratiche nelle scuole (cita il caso di alcuni istituti calabresi, da lui visitati in questi giorni). Ma serve un percorso plurimo, articolato (il 4+2, sostiene il ministro, ne è un esempio) perché le realtà sono profondamente diverse. Di questo tengono conto l’Agenda Nord e l’Agenda Sud, che tengono conto del fatto che i divari sono oggi in entrambi i casi più tra centri e periferie che tra Nord e Sud.

Nel suo intervento introduttivo il direttore Tuttoscuola, Giovanni Vinciguerra, moderatore dell’incontro, ha ricordato che al tema dei divari la rivista ha sempre  dedicato particolare attenzione, come dimostra il “Primo Rapporto sulla qualità nella scuola italiana”, del 2007, che tali disparità evidenziava nel confronto tra le 100 Province italiane sia sul versante delle criticità sia su quello delle eccellenze dei risultati.

Da allora la situazione, che comunque ha radici storiche lontane, non è sostanzialmente cambiata, malgrado si siano alternati al governo 8 presidenti del Consiglio e 9 ministri dell’istruzione di diverso orientamento politico.

In questo periodo hanno tuttavia preso consistenza due fenomeni positivi:

-da una parte una migliore conoscenza del problema, grazie al consolidamento istituzionale e operativo dell’Invalsi, e ai risultati ottenuti dalla ricerca accademica e da quella empirica (ma sempre con approccio sistematico), sviluppata da soggetti interessati al problema, come le due Fondazioni, Agnelli e Rocca, che hanno realizzato il “Rapporto sui divari scolastici” oggi presentato;

-dall’altra la crescente consapevolezza, manifestata da alcuni importanti esperti e opinion leader, che il superamento in positivo di tali divari, tramite il miglioramento degli indici di qualità e di equità dell’intero sistema, è una condizione essenziale per il rilancio anche economico del Paese. Una convinzione ribadita, per esempio, anche recentemente, da economisti come Ferruccio De Bortoli, Francesco Giavazzi, Mario Monti, e che Mario Draghi cercò di trasfondere nel PNRR facendone uno tra i principali obiettivi del Piano.

Per quanto riguarda la conoscenza del problema dei divari, oltre alla meritoria attività dell’Invalsi relativa ai livelli/dislivelli di apprendimento, va detto che contributi importanti sono venuti dal mondo accademico che ha fornito approfondite analisi di tipo sociologico, statistico, economico-sociale e pedagogico condotte da autorevoli ricercatori specializzati nei singoli campi disciplinari.

Il merito, il valore aggiunto della ricerca oggi presentata, è quello di considerare nel loro insieme e nella loro interazione i risultati di tali attività di ricerca, affiancando peraltro alle analisi e ai dati quantitativi anche approcci metodologici e valutazioni di tipo qualitativo, che contribuiscono a spiegare la varianza dei risultati tra le diverse scuole e perfino all’interno di ciascuna di esse.

Ma che fare per invertire la tendenza inerziale alla prosecuzione e riproduzione dei divari della nostra scuola? La parte finale del Rapporto contiene una serie di proposte: alcune sono rimesse a scelte del decisore politico, “ed è importante che a questa giornata partecipi il ministro Valditara“, altre dipendono invece da azioni che possono essere decise e gestite dalle scuole stesse nell’ambito della loro autonomia, come mostrano i risultati ottenuti dalle cinque scuole “eccellenti” oggetto degli studi di caso illustrati nel Rapporto, e come confermano anche alcuni istituti da anni seguiti da Tuttoscuola.

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