Vaccini anti Covid a scuola: ecco dove intervenire. Il parere dei genitori

Che i vaccini immunizzino le persone e impediscano al virus di diffondersi è cosa nota. In Italia facevamo gran conto sul nuovo vaccino AstraZeneca, che avrebbe dovuto garantire circa 50 milioni di dosi entro il giugno 2021. Allo stato dei fatti, però, le dosi di vaccino in arrivo saranno sensibilmente inferiori, con l’ulteriore limitazione che quelle AstraZeneca garantiscono solo il 60% della copertura vaccinale a una fascia di popolazione compresa fra i 18 e i 55 anni.

Con il vaccino AstraZeneca si tratterà dunque di limitare la diffusione del virus, piuttosto che di impedire i contagi e tutelare le fasce più deboli (anziani e portatori di patologie gravi). Dovendo ripensare il piano vaccinale, destinatari d’elezione dovrebbero essere prioritariamente i giovani e il personale scolastico, da vaccinare direttamente nelle scuole, così come è stato per i tamponi. Vero è che una grossa fetta di operatori della scuola ha un’età di 55 anni e oltre, ma restano pur sempre tutti i loro colleghi, che è bene vaccinare per limitare la raffica di quarantene di cui siamo stati testimoni in questi mesi e tutelare i loro colleghi over 55, che vedono allungarsi il tempo di attesa causa indisponibilità delle dosi Pfizer e Moderna.

Capitolo a parte per i giovani, per i quali il principale imputato è lo stile di vita. Non ci sentiamo di sottoscrivere la scelta di escludere gli studenti universitari dalla Fase 2 della vaccinazione, perché abbiamo visto troppi comportamenti di giovani irresponsabili, allo stesso modo in centro a Milano come pure alla periferia di Firenze. Vero è che i limiti di copertura dei vaccini escludono tutta la fascia adolescenziale, che è quella forse più a rischio, ma già interrompere la catena del contagio fra i maggiorenni sarebbe un risultato più che auspicabile.

Rimane infine da fare una valutazione sul proliferare di zuffe in piazza e baby gang, di assembramenti nelle piazze e rifiuto quasi generalizzato delle mascherine cui stiamo assistendo. Sembrano questi segnali inequivocabili di un profondo disagio dei giovani che ha radici nel distanziamento forzato indotto dalla chiusura delle scuole, delle palestre e di tutti i centri di aggregazione come bar e discoteche. Il ritorno in classe non è stato niente più che un atto dovuto e a questo punto dovrebbe essere esteso alla totalità degli studenti in presenza.

Si è visto nei fatti che, con un’adeguata programmazione, la frequenza in presenza è possibile e anzi auspicabile, quindi non si tratta altro che di investire qualche ulteriore risorsa e di fare uno sforzo organizzativo in più. Abbiamo sentito in queste settimane di fermate affollatissime in centro città e, nei paesi, di classi che attendono un’ora l’arrivo del pullman dedicato oppure di autobus di linea che passano immediatamente dopo l’uscita degli studenti e risultano affollati, mentre il bus scolastico rimane mezzo vuoto perché il loro transito è programmato mezz’ora dopo. Altro punto dolente gli edifici scolastici: strutture abbandonate e mai riadattate nei pressi di istituti che traboccano di studenti, in classi che è un eufemismo definire sovraffollate. In un Paese serio sarebbe bene far sì che tutto ciò non abbia più ad accadere.

*Presidente Associazione genitori A.Ge. Toscana