Università/2. Ma le resistenze saranno forti

Non è detto che le molte innovazioni, alcune delle quali sostenute dai mesi scorsi da docenti-editorialisti liberal come Francesco Giavazzi (Corriere della Sera), potranno andare in porto senza incontrare resistenze. Anzi, le lobby universitarie, da sempre molto rappresentate in Parlamento, faranno di tutto e di più per bloccare le norme sui controlli e sulla trasparenza, magari in nome dall’autonomia delle università “costituzionalmente protetta” eccetera eccetera.

Però va dato atto al ministro Gelmini di aver presentato per l’università un progetto dotato di respiro strategico, mentre non altrettanto si può dire finora per quanto riguarda il sistema scolastico, dove incidono molto i tagli (che ci sono peraltro anche per l’università).

Per esprimere un analogo tasso di apertura innovativa sul versante scolastico il governo dovrebbe muoversi in direzione di  misure altrettanto incisive (e anche culturalmente sintonizzate con quelle annunciate  per l’università): prevedendo per esempio abilitazioni nazionali a numero programmato per tutti gli insegnanti e i dirigenti scolastici e concorsi locali, banditi dalle scuole (anche in rete), per il loro reclutamento. E progressi di carriera e di stipendio, come previsto per i docenti universitari, legati alla valutazione delle performances, comprese quelle degli studenti.

L’unico modo per giustificare i tagli, o per renderli sopportabili di fronte all’opinione pubblica, è quello di far corrispondere ad essi evidenti e dimostrabili miglioramenti della qualità e dei risultati di un sistema, universitario o scolastico che sia.