Una lettera aperta di Fassina, Civati, D’Attorre

Un decreto subito per le assunzioni. Per la riforma ci vuole più tempo "portando avanti l'ottimo lavoro svolto dalla Commissione Cultura della Camera"

Pubblichiamo ampi stralci della lettera inviata dai tre parlamentari della sinistra Pd, che oggi partecipano alle manifestazioni indette dai sindacati. 

“Siamo convinti che la scuola italiana necessiti di innovazioni, valorizzazione del merito, risorse umane e economiche aggiuntive. Ma è difficile pensare che si possa indurre processi di cambiamento positivi quando tutto il mondo della scuola e quello che con la scuola concorre al percorso educativo è in radicale disaccordo con gran parte dei contenuti, con i modi e i tempi del disegno di legge su cui siamo chiamati ad esprimerci”. 

“L’appello al Parlamento, “La scuola che cambia il Paese”, è stato sottoscritto da 32 fra sindacati e associazioni, del modo della scuola ma anche di quelle, come Libera e Lega Ambiente, che hanno lavorato con le tante buone scuole di questo paese, trovando in esse un valido interlocutore nelle loro iniziative per la legalità, la democrazia, la salvaguardia dell’ambiente. Anche qui un fronte unitario che sembrava impensabile: dalle associazioni professionali come il Cidi e il Movimento di cooperazione educativa, ai maestri e gli insegnanti cattolici, dagli studenti dell’UDS e della rete degli studenti medi agli studenti di azione cattolica”. 

“Tutti i protagonisti della scuola chiedono più democrazia, più condivisione, rivisitando la struttura e la funzione degli organi collegiali. Chiedono di intervenire su una serie di misure, spesso palesemente improvvisate, espressione di una impossibile trasformazione aziendalistica della scuola, mentre le questioni fondamentali – la disuguaglianza fra le scuole, i livelli di dispersione scolastica, il diritto allo studio, l’educazione degli adulti, la formazione iniziale e la formazione permanente degli insegnanti, il rapporto fra la scuola e l’Università, lo Statuto degli studenti in alternanza e i requisiti che devono avere le imprese che ospiteranno gli studenti – o non sono affrontate o vengono rinviate a decreti delegati su cui questi Parlamento non avrà più la possibilità di intervenire”.

Il governo, secondo i tre parlamentari, “ha imposto al Parlamento di approvare alla svelta il disegno di legge scaricando sul Parlamento la responsabilità di non far decollare la stabilizzazione dei precari nel prossimo anno scolastico. È stato un atto grave. Va rivisto. Si deve stralciare la parte relativa alle assunzioni, affidarla a un Decreto, in questo caso certamente motivato da ragioni di necessità e urgenza, e lasciare al Parlamento la possibilità di arrivare a una buona riforma largamente condivisa. Il Disegno di Legge necessita di correzioni profonde, portando avanti l’ottimo lavoro svolto dalla Commissione Cultura della Camera. In primo luogo, sui poteri dei Dirigenti Scolastici. In secondo luogo, sulle assunzioni degli insegnanti. Infatti, la stabilizzazione di una parte, scelta importante e positiva, è contestuale alla cessazione definitiva del rapporto con la scuola di una parte ancora più grande, di insegnanti abilitati, idonei e iscritti alle graduatorie a esaurimento. Per evitare tale scenario, va introdotto un piano pluriennale che affronti il problema del precariato in tutte le sue articolazioni, e soprattutto in maniera coerente con il sistema di formazione dei docenti e di reclutamento a regime, anche questo, per ora, affidato a un decreto delegato.

Chiediamo al governo di ascoltare davvero il mondo della scuola. Come parlamentari ci impegniamo a farlo. A tal fine saremo, insieme a altre colleghe e colleghi, alle manifestazioni del 5 maggio”.

La buona scuola, conclude la lettera, “la fanno gli insegnanti, gli studenti, le famiglie, le associazioni che si occupano di educazione. Pensare che la scuola possa migliorare senza e contro di loro è una insensatezza anche per un governo che sembra fare del decisionismo un fine in sé”.

Seguono le firme: Stefano Fassina, Pippo Civati, Alfredo D’Attorre