Turn over sì o no?

Il secondo fattore contenuto nella relazione al disegno di legge per la Finanziaria 2007, secondo cui non vi sarebbe aggravio di costi per le 170 mila assunzioni nel triennio, è quello che si basa su un turn over molto consistente nel periodo considerato.
Si può stimare che il differenziale di costo tra un docente che va in pensione e un nuovo assunto sia di circa 10 mila euro l’anno. Per coprire l’incremento di costo di un miliardo di euro derivante dalle 170 mila assunzioni, nel triennio 2007-2009 dovrebbero andare in pensione circa 100 mila insegnanti (33 mila all’anno).
Un numero che sembra difficilmente raggiungibile. Infatti attualmente sono circa 110 mila i docenti che entro i prossimi tre anni avranno i requisiti per lasciare il servizio. Dovrebbero andarsene quasi tutti. Solo in questo modo si pareggerebbero i maggiori costi di cui abbiamo detto prima.
Per il 2007, ultima finestra per la scuola prima dell’avvio della riforma pensionistica varata nella precedente legislatura, potrebbero esserci, realisticamente, 30 mila pensionamenti tra i docenti (sono stati 26.700 quest’anno). Ma dopo, se non interviene una modifica della riforma pensionistica, il numero si abbasserebbe bruscamente per mancanza dei nuovi requisiti richiesti.
Arrivare a 80-90 mila pensionamenti di docenti nel triennio è una previsione già ottimistica.
Se non ci sarà, dunque, una riforma per consentire un massiccio esodo di insegnanti nei prossimi tre anni, le 170 mila immissioni in ruolo porteranno ad un sensibile aggravio di spesa, come si prevedeva fino a qualche mese fa e come sembra, invece, non considerare la relazione che accompagna la Finanziaria.
Si capisce, dunque, perché nel testo della Finanziaria, a proposito delle immissioni in ruolo, si parla, più realisticamente, di fattibilità del piano triennale delle assunzioni “da verificare annualmente d’intesa con ministero dell’Economia e della Finanze…”.