Turi (UIL): Fiducia, strumenti e risorse, ecco come riformare la Dirigenza Scolastica

Tuttoscuola continua il suo viaggio nel mondo associativo e del sindacato italiano sul tema della dirigenza scolastica

Siamo alla terza  tappa del viaggio di Tuttoscuola, nel mondo associativo e sindacale. Al centro di questo nostro percorso troviamo la figura del Dirigente Scolastico, con le sue funzioni, il suo ruolo, i compiti che deve svolgere, le attese che il suo lavoro richiama. Dopo l’intervista a  al segretario generale della Flc-Cgil Domenico Pantaleo e a Giorgio Rembado, presidente dell’ANP (Associazione Nazionle Presidi), diamo la parola a  Giuseppe Turi, segretario generale della Uil/scuola. Prossimamente sarà il turno di altri responsabili.

La dirigenza scolastica è al centro del dibattito sul rinnovamento della scuola italiana. Il ruolo e la funzione del DS sono determinanti per la qualità del servizio, per il buon andamento e per lo sviluppo delle professionalità presenti nell’istituzione scolastica. Un buon dirigente deve avere una visione strategica supportata da competenze specifiche, sensibilità e doti personali. I requisiti soggettivi devono poter contare del sostegno di una chiara e aggiornata normativa, fondata su ragionevoli e reali responsabilità che trovano conferma tanto nelle competenze richieste quanto nelle condizioni e risorse fornite.

 Quali sono le cause di debolezza della dirigenza scolastica?

Le cause vanno fatte risalire al momento dell’attuazione dell’ autonomia scolastica alla quale non è corrisposto un disegno coerente di riforma dell’amministrazione che, doveva essere di supporto all’azione della scuola autonoma, invece che eterodirigerla  con i vecchi sistemi burocratici.

Come si riforma la dirigenza scolastica?

“Dando fiducia, strumenti e risorse alla scuola dell’autonomia.
In particolare, si dovrebbero attivare le figure  di sistema per i docenti che la stessa legge prevedeva e che rappresentano uno snodo importante per dare strumenti all’autonomia, come del resto occorrerebbe fare altrettanto per il personale ATA, dando attuazione all’area “C” per strutturare l’azione amministrativa che rappresenta uno dei punti fondanti dell’autonomia.”

La legge 107 è portatrice di una nuova cultura e mentalità nella dirigenza scolastica?

“Si è portatrice di una cultura diversa, in netta controtendenza rispetto all’ampliamento dell’autonomia, che essa stessa dice di volere.
Non si può scambiare l’autonomia di una istituzione complessa come la scuola con l’ampliamento e lo spostamento di poteri all’interno degli organi deputati.
La gestione non può andare a scapito della progettazione dell’offerta formativa, che nel collegio dei docenti deve trovare il  “dominus” delle scelte didattiche ed educative.

Con la legge 107 si insiste sull’autorità del dirigente, a svantaggio della necessaria autorevolezza che è alla base del buon funzionamento della scuola.”

 Regole e vincoli rendono sempre più difficile l’operare dei dirigenti scolastici. Quali norme e vincoli dovrebbero essere eliminati?

“Tutti quelli possibili. L’autonomia scolastica è autogoverno dell’istituzione: al suo interno deve trovare le risposte specifiche per rispondere alla comunità che la costituisce, e al territorio, in termini di rendicontazione della qualità dell’offerta formativa.
Tutto ciò che non è vietato è possibile, ma per farlo serve una leadearship educativa in una organizzazione complessa che vede anche negli organi della scuola ( dirigente scolastico, collegio docenti, consiglio di istituto) gli altri attori dell’autogoverno della scuola. L’esatto opposto di ciò che sottende la 107.”

Si potrebbero “spacchettare”le competenze e le responsabilità dei dirigenti scolastici? Come?

“No,  il dirigente deve garantire l’unitarietà dell’istituzione scolastica, si deve poter avvalere di strutture e figure professionali  con proprie responsabilità, sia per i docenti con l’attivazione delle figure di sistema che dell’area “C” per amministrativi e tecnici.”

La revisione del regolamento di contabilità delle istituzioni scolastiche (n. 44/20001) che il Miur sta elaborando va in questa direzione?

“Il regolamento di contabilità è stato, ed è, uno degli elementi innovativi e di modernizzazione del sistema, funzionale all’autonomia scolastica. Uno strumento flessibile fuori dalle rigidità proprie del tradizionale bilancio statale.

Ho timore che l’attuale elaborazione del MIUR sia in controtendenza con i principi originari e tenda ad irrigidire le procedure, riportandolo nella logica centralistica a cui si ispira la stessa legge 107.”

 I dirigenti scolastici si autorganizzano al di là ed oltre  le organizzazioni sindacali e professionali. Perché?

“Sicuramente il dirigente scolastico risente di una posizione di solitudine che tenderà ad aumentare se non si inverte il percorso della legge 107;  tuttavia  gli stessi dirigenti dovranno decidere quale identità assumere, se quella del burocrate, inserito in un circuito amministrativo, o quella del leader educativo con ampia autonomia.

I dirigenti scolastici aderenti alla UIL Scuola, che godono di una struttura dipartimentale autonoma che ne riconosce le specificità non hanno dubbi: la burocratizzazione è il pericolo da evitare.”

 A che punto è il contratto? Quali le condizioni e le difficoltà da superare? Quali le previsioni?

“Qui si apre la nota dolente del livello delle retribuzioni del personale della scuola. Con la (ri)apertura della contrattazione collettiva si dovranno trovare risposte complessive.  Per la dirigenza si dovrà risolvere il problema della perequazione interna ed esterna al comparto.
Con la definizione dei comparti di contrattazione ci sono le premesse per l’apertura concreta del contratto, quella sarà la sede per verificare le vere intenzioni di investimento del Governo in un settore strategico per la società e l’economia.”