Tra il precariato dei docenti e il diritto allo studio degli alunni
Le vertenze e le proteste dei docenti precari si acuiscono sempre più, persino i neoassunti di ruolo denunciano che “a ottobre migliaia sono ancora senza soldi, non riescono a pagare l’affitto e sono costretti a tornare a casa”. Il Ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, nel contempo dichiara di voler assumere 30mila insegnanti di sostegno e 70mila docenti entro tre anni. Non è facile orientarsi nelle dispute sulle disfunzioni inerenti il precariato del personale, le graduatorie, gli algoritmi, la discontinuità educativa denunciata da docenti e famiglie.
Nel tentativo di individuare le cause che stanno a monte di un fenomeno tanto intricato e deleterio per la qualità del servizio scolastico, si impongono alcune domande con cui poter trovare una qualche soluzione migliorativa:
- Si ritiene ragionevole e realistico continuare a voler gestire efficacemente dal centro ministeriale la scuola autonoma di oggi, diventata di massa con circa un milione di dipendenti e di circa trenta milioni di cittadini utenti?
- Il reclutamento del personale a tempo determinato non potrebbe essere gestito dalle singole scuole, come previsto dall’autonomia organizzativa di valenza costituzionale (articolo 17 della Costituzione e DPR 275/1999 art 15)?
- Per quale motivo le supplenze annuali non possono essere confermate negli anni successivi sulle sedi vacanti, previo il parere favorevole del Comitato di valutazione della scuola?
- In questo modo non si rallenterebbe il carosello degli insegnanti migliorando “la continuità del diritto/dovere all’istruzione degli allievi, così da rendere loro possibile di fruire dello stesso insegnante (legge 107/2015 art. 181,c2)?
- In fondo non si migliorerebbe “l’imparzialità dell’amministrazione pubblica, richiesta dalla Costituzione, nel garantire sia il diritto allo studio che il diritto al lavoro (art 3,34,35, 97)?
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