TFA: ma Silvia ha un’alternativa…

Silvia Avallone è una giovane scrittrice di talento, a venticinque anni ha pubblicato un romanzo, Acciaio (Rizzoli, 2010), vincendo il premio Campiello nella categoria Opera prima e arrivando seconda nel premio Strega. Ha trovato la sua strada. Ma avrebbe desiderato fare l’insegnante, e assomigliare alla sua maestra, di cui parla con nostalgia e gratitudine in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera (25 luglio 2012). Perché?

Perché è bello e gratificante “diventare il segugio che scova in ciascun ragazzino quel talento potenziale, a volte inaspettato, che è nascosto in tutti. La guida che porta i suoi studenti a immaginare quante possibilità abbiano in futuro”. Come ha fatto la sua maestra con lei e come ha potuto fare sua madre, maestra di ruolo a vent’anni, vincitrice di concorso. “E’ la passione che ti muove verso un mestiere del genere”, commenta Silvia.

Ma Silvia non farà l’insegnante. Lei, e come lei altri suoi compagni di studi e coetanei, hanno rinunciato perfino a iscriversi al TFA perché, comunque vadano le cose, nella scuola di oggi non è più possibile fare l’insegnante come lo si faceva fino a una generazione fa.  Precarietà, supplenze in scuole e classi sempre diverse, incertezza, burocrazia, tempi biblici impediscono all’insegnante di diventare un punto di riferimento stabile per gli studenti, che a loro volta assistono con rassegnata sufficienza all’alternarsi dei prof in cattedra: tanto, ne verrà un altro…

La sconsolata rappresentazione del mondo della scuola fatta da Silvia Avallone, che parla del TFA come di “un nuovo ponte verso il castello kafkiano” (vicino, ma irraggiungibile, come il posto fisso), rende ancora più impellente l’esigenza di una riorganizzazione dell’offerta formativa che, come Tuttoscuola chiede da anni, ne ristabilisca quelle condizioni di stabilità e continuità, anche sul versante della condizione professionale dei docenti, senza le quali la ‘passione’ per il mestiere dell’insegnante è destinata ad inaridirsi nel deserto della precarietà.

Per questo, anche per questo, è necessario far ripartire la macchina dei concorsi e bloccare la insensata (pedagogicamente) mobilità degli insegnanti. Altrimenti Silvia e i suoi compagni, pur interessati e motivati verso l’insegnamento, cercheranno un ‘mestiere’ alternativo. Silvia l’ha già trovato. Altri finiranno per trovarlo, come mostrano le indagini di Almalaurea. E a rimetterci sarà la qualità della scuola.