TeenTrainer, un nuovo format di tutoring per studenti

di Anna Maria De Luca

Vi raccontiamo una realtà virtuosa che si sta sempre più sviluppando a Monza: TeenTrainer, una “zona terza” tra la famiglia  e la scuola, fondata da Roberta Della Vecchia, per aiutare i ragazzi in difficoltà con lo studio. Un progetto attivo nel campo della pedagogia speciale che, partito con l’obiettivo di offrire un’attività di tutoring consapevole sui disturbi di apprendimento ed i bisogni educativi speciali, è diventato oggi un modello di inclusione tanto innovativo da meritare l’attenzione dell’Università Cattolica che sta avviando un percorso di validazione scientifica del metodo.

Il professor Gerolamo Spreafico, pedagogista esperto in innovazione della didattica, spiega a Tuttoscuola le motivazioni che lo hanno spinto a mettere in campo un percorso di accompagnamento per il lavoro che da anni TeenTraneir sta portando avanti: “Il metodo è innovativo: nel centro arrivano ragazzi con disturbi specifici di apprendimento, ragazzi con bisogni educativi speciali che hanno prevalentemente problemi di comportamento ma, da un anno e mezzo a questa parte, anche molti studenti senza certificazione, diventati scuolafobici dopo il Covid, nel senso che non riescono più a fare i conti con la scuola. Senza contare poi i ragazzi che vengono al centro perché amano le relazioni umane che si costruiscono. Osservando questa bella realtà di inclusione e di mutuo aiuto dove i ragazzi più grandi aiutano i più piccoli abbiamo quindi pensato che era giusto osservarla e validarla con il centro coordinato dal prof. D’Alonzo in Cattolica”.

Come è nato TeenTrainer? Dall’esperienza concreta sul campo. Roberta Della Vecchia – che ha fondato e dirige TeenTrainer – ci racconta la sua scelta di interrompere la carriera forense per dedicarsi a 360 gradi ai ragazzi ai quali faceva doposcuola quando era studentessa universitaria. “Giorno dopo giorno, mi sono resa conto di come non bastasse la semplice lezione “di recupero”. Ho verificato sul campo che, puntando sulla relazione personale ed inserendo pause funzionali, i ragazzi studiavano meglio e più volentieri. All’inizio andavo io a fare lezione a casa loro ma poi mi sono accorta che quando erano loro che venivano da me erano più felici perché stavano insieme. Ho quindi deciso di trovare un posto adatto e cosi, una decina di anni fa, ho preso una bella villa a tre piani col giardino, per loro: non un posto asettico ma proprio una casa dove i ragazzi sanno come muoversi e si incontrano tra di loro”.


in foto Roberta Della Vecchia, fondatrice di TeenTrainer

I punti di eccellenza del modello sono diversi. Innanzitutto le mappe concettuali, strategie simboliche e grafiche per aiutare i ragazzi con problemi di linguaggio, di calcolo, di disgrafia, a studiare. Strumenti che, specifica il professore Spreafico, “ora viaggiano in ambiente digitale, il che favorisce molto il lavoro di fissazione delle mappe”. Altro punto di eccellenza è il rapporto uno a uno, che a scuola non c’è più. “Un rapporto nel quale il ragazzo tira fuori il suo vissuto. La lezione dura un’ora e mezza e la prima mezz’ora è dedicata proprio al dialogo con il ragazzo”. A questo si aggiunge un interessante lavoro di socializzazione, dalle visite in città, alle uscite in piscina, ai compleanni. “In questo modo – continua Spreafico – i ragazzi ricevono un valore educativo e formativo importante. Abbiamo quindi scandagliato il metodo dal punto di vista scientifico, e con il centro di ricerca universitario, lo stiamo inserendo tra le buone pratiche del Ministero dell’istruzione”. Per fare ciò, TeenTrainer non può essere più una impresa privata ma deve diventare una impresa sociale: “la trasformazione è imminente – annuncia Della Vecchia –  grazie al sostegno di una importante finanziatrice, Barbara Berlusconi. L’impresa sociale diventerà quindi l’interlocutore della Cattolica”.


Barbara Berlusconi, finanziatrice del progetto

Interessante capire in quali situazioni si trovano i ragazzi che arrivano al centro. “Adesso ce ne sono una cinquantina ma ne ho seguiti almeno 150”, dice Della Vecchia. “I dsa arrivano con un’autostima distrutta per quel che hanno subito finora nella propria esperienza scolastica percepita come una continua sconfitta. Non avendo metodi di studio validi pensano di non potercela fare. Attraverso le mappe riusciamo ad aiutarli in pochissimo tempo e si crea un circolo virtuoso: appena arrivano constatano come i ragazzi che già frequentano il centro siano riusciti a raggiungere il 7 e l’8 in pagella e questo li spinge ad impegnarsi. Aiutiamo i genitori a capire le diagnosi dei figli e il metodo che usiamo. E poi ci sono tanti altri ragazzi con i quali portiamo avanti un lavoro più motivazionale”.  

I voti in pagella parlano chiaramente del percorso di successo che i ragazzi intraprendono nel centro ma a livello relazionale la questione è più delicata, dato che ogni ragazzo ha una propria storia particolare alle spalle e, spesso, ripetuti tentativi con psicologi o psichiatri. “La parte educativa – spiega a Tuttoscuola il prof Spreafico – viene valutata a livello multidimensionale, sia ingresso  –  settembre, ottobre e febbraio sono i mesi in cui si registrano più iscrizioni – che in itinere. Non siamo un centro clinico ma educativo e stiamo mettendo a sistema il metodo affinché possa essere diffuso”.

Per maggiori informazioni: http://www.teentrainer.it/

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