Tagli all’istruzione: entro il 2026 rischiano di restare fuori dalla scuola altri 6 milioni di bambini. L’allarme UNICEF

Un nuovo rapporto dell’UNICEF lancia un allarme che riguarda milioni di minori in tutto il mondo: se i tagli già annunciati agli aiuti internazionali all’istruzione diventeranno realtà, entro il 2026 si registrerà un calo di 3,2 miliardi di dollari, pari a una riduzione del 24%. Le conseguenze, secondo le simulazioni elaborate dall’agenzia ONU, sarebbero drammatiche: 6 milioni di bambini in più potrebbero restare esclusi dalla scuola, il 30% dei quali in contesti umanitari. In termini concreti, significherebbe svuotare tutte le scuole primarie di Germania e Italia messe insieme. Il numero globale di bambini e ragazzi fuori dal sistema educativo salirebbe così dagli attuali 272 milioni a 278 milioni.

Dove i tagli colpiranno di più

– Africa occidentale e centrale: la regione più colpita, con quasi 2 milioni di minori a rischio esclusione e 88 milioni di studenti che subiranno un peggioramento della qualità scolastica.
– Medio Oriente e Nord Africa: 1,4 milioni di studenti potrebbero lasciare la scuola.
– Africa orientale e meridionale: oltre 1,2 milioni di esclusi.
– Asia meridionale: quasi 1 milione di nuovi drop-out.

Tra i singoli Paesi, Côte d’Ivoire e Mali rischiano una perdita del 4% delle iscrizioni: rispettivamente 340mila e 180mila studenti.

Non solo accesso, anche qualità

Il rapporto evidenzia come i tagli non comprometteranno soltanto l’accesso all’istruzione, ma anche la qualità dell’offerta formativa. Con la riduzione dei fondi per il rafforzamento dei sistemi scolastici – dallo sviluppo dei curricoli alla formazione docenti – 290 milioni di studenti potrebbero vedere peggiorare quasi dall’oggi al domani la loro esperienza educativa.

Le aree più colpite:

– Scuola primaria: -856 milioni di dollari (–34%), con una perdita stimata di 164 miliardi di dollari in guadagni futuri.
– Programmi di alimentazione scolastica: -190 milioni (–57%), privando milioni di studenti dell’unico pasto nutriente della giornata.
– Istruzione nelle emergenze: -745 milioni (–24%), con Paesi come Repubblica Centrafricana, Haiti, Somalia e Palestina che rischiano di perdere fino al 10% del bilancio nazionale per l’educazione.
– Parità di genere: -123 milioni (–28%) ai programmi per l’istruzione delle ragazze, con il rischio di invertire i progressi fatti nell’ultimo decennio.
– Rafforzamento dei sistemi: -500 milioni (–20%), con perdita di insegnanti qualificati e indebolimento delle capacità di monitoraggio.

L’effetto domino: bambini più vulnerabili

Il report sottolinea che le scuole non offrono solo insegnamento, ma anche protezione, acqua potabile, cure mediche, servizi di tutela. Tagliare queste risorse significa esporre i minori a sfruttamento, lavoro minorile e tratta. È il caso dei 350mila bambini rifugiati Rohingya, che rischiano di perdere per sempre l’accesso a un’educazione di base.

Cosa fare

L’UNICEF invita i governi e i donatori internazionali a non “spezzare la promessa fatta ai bambini”. Le raccomandazioni principali:

– destinare almeno il 50% degli aiuti educativi ai Paesi meno sviluppati;
– proteggere i fondi per l’istruzione in contesti umanitari con risorse dedicate e non dirottabili;
– concentrare gli investimenti su educazione della prima infanzia e primaria;
– semplificare l’architettura globale degli aiuti, riducendo duplicazioni e dispersioni;
– promuovere finanziamenti innovativi, anche attraverso il coinvolgimento del settore privato.

“Ogni dollaro tagliato all’istruzione – ricorda l’UNICEF – non è solo un taglio di bilancio: costa a intere generazioni il loro futuro, e i più poveri pagano il prezzo più alto”.

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