Sull’università Gelmini apre all’opposizione

Sono aperta al contributo di tutti coloro che hanno a cuore la nostra università e specialmente dell’opposizione, con la quale mi auguro che si possa impostare un dialogo sereno e trovare un’intesa su punti qualificanti“. Firmato Mariastella Gelmini (Corriere della Sera del 4 luglio 2009), che risponde anche in questo modo – cioè con una chiara apertura politica – all’articolo-provocazione pubblicato sullo stesso quotidiano il giorno prima a firma di Francesco Giavazzi (“Il merito da premiare“).

L’editoriale di Giavazzi, come si comprende fin dal titolo (occhiello: “Fermare la fuga dei ricercatori“), sfidava il ministro – “Lei può fare moltissimo” –  a prendere decisioni rapide ed efficaci per porre davvero il lavoro e le prospettive di carriera dei giovani ricercatori su basi esclusivamente meritocratiche, in coerenza con i principi enunciati dalla stessa Gelmini fin dall’inizio del suo mandato. E la invitava a rompere gli indugi sulla riforma dell’università, soprattutto per quanto riguarda il reclutamento dei ricercatori, i criteri di ripartizione dei fondi pubblici e la valutazione, battendosi contro gli “interessi forti che vi si oppongono: rettori, vecchi baroni, anche i grand commis che reggono il suo ministero“.

E in caso di conferma dei tagli al bilancio dell’università, dice Giavazzi, qualcosa si potrebbe comunque fare, sempre sul terreno del premio al merito: per esempio “alzare significativamente le rette, accompagnandole ad un sistema di borse di studio che garantisca a chiunque lo meriti la possibilità di accedere all’università“.

Su quest’ultimo punto la Gelmini non prende posizione, mentre annuncia che il consiglio dei ministri del prossimo 17 luglio varerà il regolamento dell’Anvur, l’agenzia per la valutazione delle università, e che in autunno sarà presentato il disegno di legge di riforma dell’università e della ricerca. Una riforma, assicura il ministro, che  le “presunte lobby” non saranno in grado di bloccare. Ma certo, fa capire la Gelmini, se l’opposizione desse una mano…