Studiare a Gaza

Per quel poco che se ne sa, il sistema scolastico in vigore nella striscia di Gaza (2,3 milioni di abitanti in 365 km quadrati, meno della provincia di Monza Brianza) ha funzionato finora, pur tra mille difficoltà, con una certa regolarità ed efficacia, tanto da quasi azzerare l’analfabetismo già nel 2010. Certo, con doppi turni e classi affollate, fino a 50 alunni, ma con modelli organizzativi e curricoli non molto diversi da quelli in vigore nella maggior parte dei Paesi sviluppati del mondo: scuole primarie di 6 anni, medie di tre, superiori di tre, accesso a quattro diverse università, compresa una islamica.

Ma dal 7 ottobre 2023, dopo l’attacco terroristico di Hamas (ma forse solo della sua ala militarista) nel territorio governato da Israele, gli edifici delle circa 450 scuole governative, e ancor più quelli delle 183 scuole gestite dall’ONU tramite l’UNRWA, considerate più sicure, ospitano i rifugiati in fuga dalla parte Nord della striscia, e le lezioni sono sospese. E chissà se e quando riprenderanno, considerate le devastazioni in corso, e con quale orientamento politico-culturale, visto che la linea intransigente dell’attuale leadership di Hamas, andata al governo di Gaza nel 2007 in fiera contrapposizione con il “moderato” Abu Mazen, difficilmente uscirà indenne dal conflitto in corso. Aver puntato, senza riuscirci, sulla distruzione dello Stato di Israele anziché sulla costruzione dello Stato della Palestina, potrebbe rivelarsi per essa un tragico errore, come lo sarebbe quello di Israele di invadere Gaza senza poterla governare, come ha avvertito lo stesso presidente USA Biden nel suo incontro con il premier israeliano Netanyahu. Errori simmetrici, che minerebbero in modo definitivo l’unica prospettiva ragionevole per quei territori, la coesistenza pacifica di due Stati indipendenti che si rispettino.

In questa direzione si muove l’appello urgente rivolto alle parti in conflitto da Education International, l’associazione mondiale dei sindacati della scuola. “Essendo una delle poche organizzazioni globali con colleghi su diversi fronti dell’attuale guerra, la nostra solidarietà con i nostri membri sia in Israele che in Palestina è incrollabile. Siamo al fianco di tutti gli educatori, studenti e comunità colpiti e facciamo eco al loro appello per la fine della violenza e l’instaurazione di una pace duratura”, si legge nella ultima newsletter di E.I.

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