
Vacanze con sorpresa, studenti (di nuovo) caricati di compiti a scuole chiuse (per colpa del registro elettronico)

Anche quest’anno l’estate non è sinonimo di riposo per la maggior parte degli studenti italiani. Secondo l’Osservatorio sui Compiti delle Vacanze 2024, promosso da Skuola.net e basato su un campione di 1.000 alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado, l’80% ha ricevuto esercizi estivi. Ma solo uno su tre li considera accettabili. Per gli altri, il carico è eccessivo, talvolta ingestibile.
Compiti (anche) per le famiglie
Il peso dei compiti ricade spesso anche sulle famiglie. Circa la metà degli studenti prevede un coinvolgimento diretto dei genitori: un 20% fin dall’inizio delle vacanze, un altro 27% solo quando l’inizio della scuola si avvicina e l’impegno degli studenti latita. Un dato che riapre il dibattito sul senso e sulla gestione di questi esercizi, soprattutto quando si trasformano in un affare domestico più che didattico.
Tra disorganizzazione e malumori
A preoccupare non è solo la quantità, ma anche la modalità con cui i compiti vengono assegnati. Il 30% degli studenti segnala integrazioni postume alle liste iniziali, spesso inviate a lezioni terminate tramite registro elettronico. Altri, il 26%, riferiscono che gli incarichi si sono accumulati nel corso dell’estate, spezzettati e poco coordinati. Solo il 40% ha ricevuto istruzioni complete prima della fine delle lezioni.
Il fenomeno è più marcato nelle scuole superiori: qui il 32% degli studenti ha ricevuto la maggior parte dei compiti dopo la chiusura dell’anno, contro l’11% delle medie. Un disallineamento che riapre interrogativi sull’efficacia della recente circolare del ministro Valditara, che invitava a una maggiore sobrietà nei carichi e vietava esplicitamente di assegnare compiti dopo la fine delle lezioni. Una direttiva criticata da molti docenti, ma che oggi appare tutt’altro che superflua.
Tra “missione impossibile” e discipline sotto accusa
Solo il 28% degli intervistati definisce “equilibrato” il carico di lavoro ricevuto. Il 45% lo considera impegnativo ma gestibile, mentre oltre il 20% lo giudica “infattibile”. E non stupisce che meno del 7% abbia già completato i compiti a metà luglio; il 34% non li ha ancora iniziati.
Le discipline più citate per mole di esercizi sono l’Italiano (36%), la Matematica (25%), le Lingue classiche (19%) e le Lingue straniere (10%). Un dato che, di fatto, costringe molti ragazzi a sacrificare il tempo libero o a procrastinare, con il risultato che – a un mese dal rientro – quasi 8 su 10 sono ancora indietro.
Verso un nuovo approccio?
A mitigare il quadro, una minoranza di docenti che sceglie vie alternative: il 35% degli studenti dichiara di aver ricevuto “compiti creativi”, come la stesura di un diario, la visione di film a tema o la creazione di contenuti multimediali. Attività che coniugano apprendimento e motivazione, e che – non a caso – vengono completate con maggiore frequenza.
In attesa di un ripensamento organico sul senso e sull’utilità dei compiti estivi, questi dati pongono domande urgenti: ha senso insistere su un modello che genera stress e disorganizzazione? E soprattutto, come garantire coerenza, equità e finalità formative a uno strumento sempre più contestato?
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