Tuttoscuola: Non solo statale

Stop della Moratti ai diplomifici. Basterà?

Numero minimo di 8-10 allievi per classe. Niente classi articolate. Revoca della parità alle scuole in cui non vi siano corsi completi di studi. Frequenza minima obbligatoria per l’ammissione agli esami dei candidati interni (anche per le scuole statali). Freno agli “ottisti“, che per avere l’ammissione all’esame dovranno avere la media dell’otto in tutte le materie non solo del quarto anno, ma anche del terzo, e la media del sette alla fine dei primi due anni, e nessun debito formativo in tutto il quinquennio.

Sono le misure annunciate dal ministro Moratti in Senato, a conclusione del dibattito sulla relazione triennale relativa all’attuazione della legge n. 62/2000 (norme sulla parità scolastica e il diritto allo studio). Alle scuole paritarie coinvolte nell’indagine giudiziaria promossa dalla procura di Verona è già stato revocato il riconoscimento della parità.
Basteranno queste misure ad arginare l’ondata di diplomi facili, o addirittura regalati, messa in luce della indagini sulle scuole paritarie? Le misure in sé appaiono incisive, ma a condizione di verificarne sistematicamente l’effettiva applicazione: cosa non facile se si raffrontano le molte scuole paritarie con i pochi ispettori che dovrebbero controllarle.

Per risolvere strutturalmente il problema si dovrebbe, in alternativa, o sopprimere il valore legale dei titoli (che perderebbero così gran parte della loro attuale attrattività), oppure stabilire modalità di esame e di certificazione delle competenze possedute dai candidati molto più attendibili di quelle attuali. Parte dell’opposizione propone il ritorno alle commissioni miste (50% di interni e 50% di esterni, col presidente esterno). Altra alternativa sarebbe lavorare sulle prove oggettive previste dall’art. 3 della riforma, predisposte e valutate da un soggetto esterno come l’INVALSI, e sull’organizzazione di sistemi innovativi di registrazione e verifica degli apprendimenti (portfolio, bilancio delle competenze). In questo caso, contrariamente a quanto ora troppo spesso avviene, sarebbe la moneta (educativa) buona a scacciare quella cattiva.

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