Si può criticare pubblicamente il Ministero? Il caso dell’Emilia Romagna

Una volta gli insegnanti prestavano giuramento di fedeltà; oggi, come tutti gli altri dipendenti pubblici, oltre all’obbligo della diligenza e della imparzialità, hanno anche l’obbligo di lealtà. Lealtà verso lo Stato e verso l’Amministrazione da cui dipendono.

Questo obbligo di lealtà quali limiti ha? È possibile, ad esempio, criticare pubblicamente la propria Amministrazione, esprimere giudizi negativi sugli organi di stampa nei confronti delle scelte del Ministero o del Ministro, dichiarare in pubblico, nella veste di dipendente, l’intenzione di disubbidire alle decisioni della propria Amministrazione?

È un problema delicato che, con riferimento alla Costituzione, chiama in causa contemporaneamente i principi di libertà di opinione del cittadino (art. 3) e gli obblighi di servizio esclusivo verso la Nazione dei dipendenti pubblici (art. 98).

In questi giorni se ne parla con toni polemici dopo che è stata resa nota una lettera riservata, inviata dal direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia Romagna, Marcello Limina, a tutti i dirigenti scolastici della regione, con la quale si invita il personale scolastico ad evitare critiche a mezzo stampa nei confronti del Ministero.

Frequentemente si leggono sulla stampa dichiarazioni rese da personale della scuola – scrive Limina – con le quali si esprimono posizioni critiche, con toni talvolta esasperati e denigratori dell’immagine dell’Amministrazione di cui lo stesso personale fa parte e tali toni e contenuti si riscontrano anche in atti e documenti indirizzati ad autorità politiche o amministrative dell’Amministrazione centrale e fatti spesso circolare all’interno delle istituzioni scolastiche o distribuiti ad alunni e famiglie“.

Il ministro Gelmini ha commentato positivamente l’iniziativa del direttore regionale Limina (“non è consentito – ha affermato la Gelmini – usare il mondo dell’istruzione per fini di propaganda politica“), mentre il segretario nazionale della Cgil-scuola, Pantaleo, ne ha chiesto invece le dimissioni per quella che considera una lesione gravissima della libertà di manifestazione del pensiero. Secondo Rino Di Meglio della Gilda, “il diritto di ogni cittadino di manifestare la propria opinione appartiene a tutti e non solo alla classe politica“.