Sfida per l’istruzione in Etiopia

È notizia di questi giorni che l’Etiopia intende varare un vasto piano di riorganizzazione dell’offerta scolastica superiore e universitaria. Fra i Paesi più poveri del mondo, ma una delle poche realtà africane con una economia in forte sviluppo, l’Etiopia vuole investire in termini di formazione e istruzione in vista dell’obiettivo di raggiungere almeno un livello medio di reddito in ambito internazionale entro il 2020.

La scarsità di strutture pubbliche ha, nel recente passato, lasciato campo libero alle istituzioni private; ora il governo sente la necessità di operare un più stretto controllo sia sui programmi seguiti che sulla preparazione culturale e didattica degli insegnanti. Gli obiettivi principali sarebbero quelli di far confluire quante più scuole private possibile all’interno del sistema scolastico pubblico e concedere l’apertura di nuove istituzioni scolastiche solo in presenza di un adeguato piano finanziario e di una programmazione che assicuri per almeno due anni un’alta percentuale di iscrizioni a corsi di natura scientifico tecnologica.

Ma le scuole private temono che questo nasconda l’intento del governo di imporre un controllo politico sulle attività di insegnamento, favorendo di fatto quelle allineate con il partito attualmente al potere.

L’abolizione anche di tutti i corsi a distanza, importanti in una nazione che ha una superficie molto estesa ed un territorio con collegamenti interni estremamente difficoltosi, proverebbe la volontà dell’amministrazione di accentrare le attività didattiche solo in contesti facilmente controllabili. Ciò ovviamente significa escludere una parte non piccola della popolazione, specialmente adulta, che punta a raggiungere adeguate competenze culturali e professionali, a dispetto delle zone spesso lontane e prive di servizi in cui vivono.

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