Sentenza precari. Ondata di assunzioni o di ricorsi? Serve il Consiglio di Stato

È stata la settimana della sentenza della Corte di giustizia europea sui precari tra euforia sindacale, apprezzamenti, accuse politiche e guerra dei numeri.

250 mila beneficiari o 18 mila? I dati in discussione sono già la spia di una nuova stagione di contenzioso che accompagnerà l’applicazione di una sentenza che, di per sé, non può produrre effetti automatici, in quanto i giudici, dopo aver fornito interpretazione autentica delle direttive europee in materia, rimettono di fatto all’Amministrazione italiana (o al legislatore) la responsabilità di applicare correttamente le direttive europee in materia di precariato.

“… osta a una normativa nazionale, quale quella di cui trattasi nei procedimenti principali che autorizzi, in attesa dell’espletamento delle procedure concorsuali per l’assunzione di personale di ruolo delle scuole statali, il rinnovo di contratti di lavoro a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili di docenti nonché di personale amministrativo, tecnico e ausiliario, senza indicare tempi certi per l’espletamento di dette procedure concorsuali ed escludendo qualsiasi possibilità, per tali docenti e detto personale, di ottenere il risarcimento del danno eventualmente subito a causa di un siffatto rinnovo”.

Per i sindacati hanno diritto all’immissione in ruolo tutti i precari (docenti o Ata) che hanno cumulato almeno 36 mesi di servizio, mentre il ministro Giannini ha minimizzato la portata della sentenza, lasciando intendere che il piano della Buona Scuola basta a risolvere il problema e che la periodicità dei concorsi va nella direzione indicata dalla Corte europea. La sua tesi è suffragata anche dal fatto che la sentenza si riferisce a “posti vacanti e disponibili”, posti che, dunque, dovrebbero essere soltanto quelli dell’organico di diritto (mediamente 20 mila ogni anno).

Ma l’esercito dei precari, organizzato dai sindacati, non è certamente disposto ad accettare questa eventuale applicazione minima che escluderebbe dal ruolo il 90% dei precari.

Occorre, dunque e subito, un censimento trasparente del personale con 36 mesi di servizio alle spalle, in modo da individuare chiaramente le tipologie (nomine annue o no).

Servirà anche un orientamento legislativo per contenere il contenzioso o, quanto meno, un parere chiarificatore del Consiglio di Stato che indichi l’esatta portata della sentenza.