Scuole paritarie: via libera a esenzione Imu e Buono Scuola, due misure che riaprono il dibattito sulla libertà educativa
Doppio intervento del Parlamento sul fronte delle scuole paritarie, con l’approvazione di due emendamenti che incidono sia sul piano fiscale sia su quello del sostegno alle famiglie. Da un lato, l’esonero dall’Imu per le scuole paritarie che applicano rette inferiori al Costo Medio Studente, dall’altro l’introduzione, per il 2026, di un buono scuola destinato alle famiglie con redditi medio-bassi che scelgono questo segmento del sistema nazionale di istruzione.
Due misure che, seppur diverse per natura, convergono su un punto centrale del dibattito educativo: il rapporto tra scuola statale, scuola paritaria e diritto delle famiglie alla scelta del percorso formativo per i figli.
Esenzione Imu: criterio legato al costo medio per studente
Il primo provvedimento riguarda l’approvazione dell’emendamento che esonera dal pagamento dell’Imu le scuole paritarie che erogano il servizio educativo richiedendo alle famiglie una retta inferiore al Costo Medio Studente, parametro definito annualmente dal Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Il criterio adottato lega dunque il beneficio fiscale non alla natura giuridica dell’ente gestore, ma alla sostenibilità economica dell’offerta educativa, escludendo di fatto le realtà con rette elevate. Una scelta che intende distinguere tra scuole paritarie inserite in contesti territoriali fragili e istituti con un’offerta rivolta a fasce di reddito più alte.
Buono scuola 2026: contributo diretto alle famiglie
Accanto all’esenzione Imu, è stato approvato anche l’emendamento che introduce, per il solo anno 2026, un buono scuola fino a 1.500 euro per studente, destinato alle famiglie con ISEE inferiore a 30 mila euro che iscrivono i figli a scuole paritarie del primo ciclo o al primo biennio del secondo ciclo.
Elemento qualificante della misura è che il contributo viene assegnato direttamente alle famiglie, attraverso il Ministero dell’Istruzione, e non alle scuole. L’obiettivo dichiarato è sostenere il diritto di scelta educativa dei nuclei meno abbienti, senza configurare un finanziamento diretto alle istituzioni scolastiche.
Nel commentare i due emendamenti, Suor Anna Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche, ha sottolineato come non si tratti di una “vittoria delle scuole dei preti e delle suore”, ma di un riconoscimento del diritto costituzionale alla libertà di scelta educativa.
Secondo Alfieri, sia l’esenzione Imu sia il buono scuola sono misure che non favoriscono le scuole con rette elevate, ma quelle che operano con costi allineati o inferiori al Costo Medio Studente, spesso in territori economicamente e socialmente complessi. In questa prospettiva, il buono scuola rappresenterebbe un aiuto mirato alle famiglie e, indirettamente, un sostegno alla sopravvivenza di scuole paritarie che svolgono un servizio pubblico essenziale.
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