
Chiusa con sofferenza la partita dei 130 milioni, prima tagliati dalla Finanziaria 2010 e poi ripristinati utilizzando risorse provenienti dallo scudo fiscale, le scuole paritarie aprono una partita più ampia, più strutturale, ponendo esplicitamente il problema del superamento dell’attuale normativa, che lega il finanziamento alle scuole paritarie ad interventi di durata annuale.
Già in occasione di un recente convegno dedicato all’integrazione scolastica dei bambini disabili (Reggio Emilia, 2 ottobre 2010) Luigi Morgano, segretario della Fism (Federazione italiana scuole materne), la più importante associazione di scuole paritarie dell’infanzia, aveva sollecitato un adeguato piano di interventi educativi integrati supportato da risorse ad hoc da parte dello Stato, degli enti locali e delle Asl, tale da consentire alla Fism di svolgere al meglio la sua attività, senza penalizzare le famiglie.
Ora un’indagine promossa congiuntamente da un ampio cartello di associazioni, che rappresentano la quasi totalità delle scuole paritarie (oltre a Fism: Fidae-Federazione istituti di attività educative, Ciofs e Cnos del mondo salesiano, Agesc, Cps-Comitato politico scolastico scuole non statali, Faes-Famiglia e scuola e Foe-Federazione opere educative), sostiene che il finanziamento delle paritarie non andrebbe a gravare sul bilancio pubblico, anzi.
La ricerca, curata da Luisa Ribolzi, dell’università di Genova, e Tommaso Agasisti, ricercatore nel Dipartimento di ingegneria gestionale del Politecnico di Milano, prende in considerazione le famiglie che vorrebbero passare dalla scuola statale a quella privata e non lo fanno per motivi economici (il 30% del campione esaminato): pur assegnando a queste famiglie un contributo di 1.500 euro all’anno, sostiene la ricerca, il risparmio per le finanze pubbliche sarebbe di 130 milioni per il primo anno e di 540 milioni per il quinquennio.
Il ministro Tremonti potrebbe essere indotto in tentazione…
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