Scuole antiche, metodi attuali: il dibattito filosofico

Per pensare filosoficamente la Scuola ritengo sia necessaria in parallelo una nuova considerazione filosofica della persona, una definizione più ampia che oltrepassi i imiti concettuali intrinseci della nozione di soggetto come e ancor di più di quella di individuo, fruendo delle ultime declinazioni della psicologia delle emozioni, di una valutazione olistica del benessere integrale come obiettivo da conseguire tramite o sviluppo delle capabilities.

Ricordando l’etimologia del termine persona, secondo quanto riscontrabile nei testi di Boezio, tale termine deriva dal verbo latino personare, il gesto espressivo che l’attore compiva parlando con forza attraverso la maschera del teatro classico, per-sonando per im-personare il proprio ruolo. I volti dicono l’eccedenza della persona proprio in quello che la contiene.

Qualche giorno fa insieme a Cristina Costarelli e Mario Rusconi abbiamo organizzato un’iniziativa con l’amico Professor Riccardo Chiaradonna, Ordinario di Filosofia antica presso l’Università di Roma TRE, con il quale abbiamo in comune la visione di Scuola tra i secoli come luogo di confronto creativo e crescita virtuosa della persona, che abbiamo intitolato Scuole antiche, metodi attuali: il dibattito filosofico. Tale incontro è stato pensato per dirigenti scolastici e docenti che come già negli scorsi anni ritengono necessario formarsi umanisticamente per oltrepassare i limiti del ruolo istituzionale e amministrativo per una visione di Scuola come vertice della vita repubblicana e luogo dove la cittadinanza trova il suo apice.

La scuola nel discorso pubblico viene presentata e pensata in primo luogo dal punto di vista della didattica, ma la scuola non è solo didattica, bensì è un’organizzazione complessa e articolata di persone con loro aspettative, desideri, vissuti, dolori e gioie da condividere e mettere al servizio della comunità educativa.

Riflettere sulla socialità originaria è un più affidabile e realistico metodo di valutazione inclusivo dei temi propri della virtue ethics e della virtue theory più recente, nonché la possibilità di offrire una interpretazione non rivolta semplicemente alla riconsiderazione di modelli antichi ma propositiva e aperta al confronto con le dottrine filosofiche che si sono confrontate più a fondo con i temi della secolarizzazione e del multiculturalismo e con la dottrina della legge naturale.

Un pensiero pedagogico e prima ancora filosofico in grado di rinnovarsi sempre aprendosi a nuove dimensioni della nozione di persona rinnova l’antropologia tipica della filosofia morale utilizzando gli strumenti forniti dall’etica delle virtù, oltrepassando i paradigmi normativista e consequenzialista che si sono sviluppati concentrandosi negli ultimi secoli sulla nozione moderna di soggettività e individualità.

Ripensare la Scuola pubblica può essere possibile considerando come scopo dell’esperienza scolastica la realizzazione della persona nella sua fase di sviluppo a tutte le età, intesa come sua graduale sempre maggiore attualizzazione delle proprie potenzialità: in questo si può pensare a prendere spunto da quanto suggerito da Martha Nussbaum e da Amartya Sen in tema di capabilities, ma non limitandosi al sistema dei bisogni da loro considerato ma elevandosi al livello di pensatori altissimi e raffinati della persona come Tommaso d’Aquino, includendo forme di realizzazione intellettuale, artistica, visionaria, se il telos è quindi quello della fioritura della persona umana latamente intesa ottenuta attraverso l’attualizzazione delle virtù nel vivere concreto.

In questo è possibile trovare armonia con un liberalismo aperto alla nozione di eccellenza o perfezione nelle sue diverse declinazioni possibili, formulando un dover essere che dia giustificazione teleologica ai precetti propri della società liberale progredendo in una relazionalità improntata alla mutua dipendenza come si mostra in modo eminente nella pratica anche sociale dell’amicizia.

Fondamentale è il ruolo del dirigente scolastico, che nelle due figure tipo di leader educativo e di coordinatore e supervisore dell’organizzazione esprimere e rappresenta in modo esemplare l’identità di ciascuna delle circa ottomila scuole d’Italia. Al riguardo giova ricordare velocemente quanto alcuni filosofi morali negli ultimi anni hanno affermato in tema di etica delle virtù e di psicologia positiva, sull’importanza delle figure esemplari, quindi provare a incrociare la tematica del paternalismo liberale, moderato o meno, con la ricerca contemporanea in tema di esemplarismo morale.

In diversi contesti si può toccare con mano la rottura dell’alleanza educativa, fondamento essenziale della comunità scolastica; tale frattura può manifestarsi nelle martellanti richieste dei genitori, nel rifiuto di interagire con i docenti preferendo la via gerarchica del colloquio con il dirigente o addirittura l’appellarsi al ministro,  nell’assurdo proliferare di dibattiti spesso violenti in chat tra genitori e docenti e altre forme di fittizio dialogo elettronico, fittizio perché viene condotto senza volto e quindi con modalità artificialmente costringenti, invasive fino al parossismo. Di questo vediamo le conseguenze, nella crescente conflittualità tra docenti e docenti e tra docenti e genitori, o anche tra studenti e tra studenti e famiglie.

L’utilizzo di strumenti noti a tutti noi quali WhatsApp, Telegram e simili risorse è certamente utile in quanto aumenta le possibilità di relazioni e di rimanere in contatto con le persone che ci circondano in ogni momento della giornata, a prescindere dal luogo in cui ci si trova. Inoltre è molto semplice e utile per l’organizzazione di incontri o di eventi mediante la possibilità di creare gruppi ad hoc, sia per il tempo libero che per il lavoro. Tale utilizzo è cresciuto moltissimo negli anni della pandemia e costituisce ormai comunemente un supporto sociale in momenti di solitudine, se voluto dalla persona, non di meno è gratuito, e perciò maggiormente fruibile. Permette di inviare foto, audio, immagini, oltre chiaramente al testo, con cui condividere significati con chi si vuole, quando si vuole.

Purtroppo tali preziosi strumenti hanno una doppia faccia: oltre alla facilità e rapidità di utilizzo, la presenza sociale, il divertimento di condividere con gli altri varie tipologie di contenuti e il vantaggio economico, c’è il lato oscuro di tali strumenti, un lato che, ispirandoci ad alcuni autori che se ne sono occupati in questi ultimi tempi tra i quali Luciano Floridi, Nick Bostrom (più critico), Ray Kurzweil (più ottimista) e altri specialisti dell’interazione tra intelligenza umana e strumenti informatici, possiamo affermare che sia corrispondente a un disagio e ad una compressione della sfera delle capacità relazionali, emozionali e più in generale mentali.

Da poco poi lo sviluppo di algoritmi espressivi e di ricerca concettuale come ChatGPT mette addirittura in discussione la superiorità dell’uomo sulla macchina come creatore di contenuti letterarie e di originale elaboratore di informazioni. Proprio Floridi ha più volte criticato la tendenza a considerare analoghi alla produzione creativa degli uomini gli esiti delle elaborazioni di ChatGPT, difendendo l’irriducibile creatività degli umani dinanzi ai limiti delle macchine per quanto essere possano essere potenti nel calcolo.

Ritengo sia opportuno puntare meno sulle tecnologie e sui supporti psicologici che si pongono come estranei alle dinamiche di classe e più su una scuola incentrata sulla personae, sui doveri civici, sulla propria autopercezione come tessitura di affetti e storia di volti.

Il paradigma dell’etica delle virtù ha sviluppato un convincente modello di antropologia relazionale che preserva efficacemente una concezione liberale e repubblicana della micropolitica delle relazioni nella quotidianità in quanto preserva efficacemente la dignità degli individui osservando le dinamiche delle inclinazioni e la possibilità che esse diventino abiti virtuosi e quindi vie verso l’autorealizzazione e la felicità conseguente. Dipende da ognuno di noi realizzare in primo luogo nell’ambiente scolastico un soddisfacente livello di comunicazione e di contatto con gli altri, integrando un uso consapevole, limitato alla sua effettiva necessità e il più possibile razionale dello smartphone con la bellezza della quotidiana relazione con le persone che compongono la trama di relazioni di cui è costituito il nostro mondo reale.

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