Scuola fanalino di coda nei provvedimenti disciplinari verso il personale

Cinque anni dopo. Esattamente cinque anni fa, quando l’allora ministro Moratti aveva da pochi giorni assunto l’incarico al Miur, sul suo tavolo arrivò la denuncia della Corte dei Conti sullo stato di (non) applicazione dei procedimenti disciplinari nei confronti del personale scolastico.
Fu una denuncia pesante che allora il neoministro cercò di ribaltare, sostenendo che l’unica responsabilità era da attribuirsi agli organi collegiali (consigli di disciplina) che vanificavano l’azione dell’amministrazione scolastica. E, poiché i consigli di disciplina ai vari livelli erano composti da eletti in liste sindacali, la responsabilità, secondo il ministro era dei sindacati. Ovviamente quell’accusa fu prontamente rigettata dai sindacati che parlarono invece di inefficienza dell’amministrazione scolastica. La sfida incrociata di non responsabilità (impotenza secondo il Miur) lasciò comunque confermata una triste realtà: l’impunità di tanti e la non applicazione dei provvedimenti disciplinari.
E cinque anni dopo la Corte dei Conti presenta l’ennesima denuncia sullo stato di non applicazione dei provvedimenti disciplinari verso il personale scolastico. Lo studio della Corte viene da lontano ma è arrivato alla conclusione, per una strana coincidenza, proprio nei giorni di insediamento del nuovo ministro dell’istruzione. Oggi come allora.
E, oggi come allora, la denuncia mette in rilievo casi incredibili riferiti, in particolare, ai reati di natura sessuale. Avviso formale, pertanto, per il ministro dell’Istruzione.
La Corte critica la gravità dello sforamento dei termini, quando la sospensione cautelare non è di giorni, ma di anni (la media nel complesso delle amministrazioni è di 749 giorni).
In alcuni casi, denuncia l’organo di controllo, a fronte di provvedimenti disciplinari emessi a seguito di condanne per violenza sessuale, sfruttamento della prostituzione e pornografia, dopo la sospensione dall’insegnamento il docente è tornato in servizio (almeno 17 casi su 47 nel corso del quinquennio 2001-2006).
Nelle procedure disciplinari, afferma la Corte, il fanalino di coda tra tutte le amministrazioni pubbliche è proprio rappresentato dall’amministrazione scolastica.
Oggi come cinque anni fa. Per il ministro Fioroni un problema in più da mettere in agenda.