Scuola e politica/2. Dietro il ventaglio di Napolitano

‘Napolitanistan’, ha titolato il Manifesto il giorno dopo le dichiarazioni fatte dal Presidente della Repubblica in occasione della tradizionale cerimonia della consegna del ventaglio al capo dello Stato da parte dei giornalisti.

L’argomentata difesa del governo Letta come unico punto d’equilibrio possibile nell’attuale Parlamento non è piaciuta, naturalmente, ai suoi avversari: a quelli nuovi, come il Movimento 5 Stelle, e agli eredi di coloro che hanno storicamente avversato il riformismo moderato e pragmatico di Giorgio Napolitano (e Giorgio Amendola) all’interno del PCI post-togliattiano.

Il fatto è che la grande partita della governabilità del nostro Paese è ancora in pieno corso, e che essa non potrà concludersi se non con il concorso dei principali attori della scena politica. I ripetuti fallimenti della prima e della seconda Repubblica dimostrano che sui grandi temi strategici, tra i quali c’è certamente anche quello degli investimenti nel capitale culturale del nostro Paese, le soluzioni partisan della seconda Repubblica (vedi il destino delle riforme Berlinguer e Moratti e di quelle dell’università) non hanno funzionato, esattamente come l’indecisionismo della prima Repubblica.

Non ci si avventuri a creare vuoti o a staccare spine”, ha detto Napolitano, ammonendo sulle conseguenze irreparabili della crisi di un governo come quello presieduto da Enrico Letta che, sia pure tra grandi difficoltà e battaglie mediatico-giudiziarie, vede collaborare le principali forze politiche nello sforzo di superare la più profonda e pericolosa crisi economica e sociale attraversata dal nostro Paese dalla fine della seconda guerra mondiale.