Il mondo della scuola scosso dal dramma di Giovanna Boda

Il mondo della scuola, scosso dal dramma di Giovanna Boda, Capo Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali del Ministero dell’istruzione, è passato in poche ore dall’incredulità  al dolore.  

Abbiamo seguito fin dal primo minuto quel dramma, decidendo di adottare una linea di cautela e di rispetto umano: cautela verso l’indagine della magistratura e rispetto per quanto successo poco dopo, in una escalation incontrollata.

Abbiamo preferito il silenzio rispettoso all’informazione in dettaglio dei fatti che si sono susseguiti  con intensità drammatica nel volgere di poche ore, che in molti casi si è risolta in una cassa di risonanza di quanto riportato in un articolo uscito mercoledì mattina su un quotidiano.

Non conosciamo i fatti oggetto dell’inchiesta. Noi abbiamo testimonianza di Giovanna Boda a L’Aquila poche ore dopo il terremoto mentre si occupava del soccorso alle scuole distrutte, e poi nel 2016 per settimane ad Amatrice con i più stretti collaboratori per garantire il fondamentale servizio scolastico dal primo giorno, mentre continuavano le scosse. Era a Genova quando è partito l’anno scolastico dopo il crollo del ponte Morandi ad agosto 2018 per organizzare il servizio di trasporto degli studenti residenti vicino al ponte, e chiusa in un Ministero di viale Trastevere deserto nelle prime terribili settimane del lockdown, insieme ad altre quattro o cinque persone tra le quali la ministra Azzolina. Un anno durissimo anche sul piano fisico e psicologico, al quale si era di recente aggiunto il carico della delicata responsabilità di commissario dell’USR Calabria. Da sempre un impegno continuo in particolare sui temi della legalità e dell’emergenza. Dalle scuole in ospedale a quelle in carcere. Al centro della sua azione, sempre, gli studenti. Migliaia di dirigenti scolastici, docenti e operatori della scuola hanno direttamente interagito con lei trovando sempre attenzione, calore umano e spesso un aiuto al loro lavoro. Tutto ciò lo abbiamo visto o ne abbiamo avuto riscontro, e di questo possiamo parlare. Non abbiamo visto altro, e ci resta difficile peraltro anche immaginarlo e quindi non ne possiamo, né vogliamo parlare.

Ci sarà tempo per conoscere i fatti che hanno portato all’indagine, per sapere se saranno accertati o meno, e le motivazioni che hanno indotto la dirigente a quell’epilogo drammatico. E anche per sapere se potrà tornare al suo (ambìto) posto. Una cosa sola oggi è certa: gli irrecuperabili danni prodotti alla persona.

In questo momento in cui lotta tra la vita e la morte preferiamo unirci ai tanti amici ed estimatori, al di fuori ma soprattutto al di dentro del mondo della scuola, al quale ha dedicato la vita, che vorrebbero essere vicini alla sua sofferenza per incoraggiarla a ritornare a vivere.