Scuola d’estate: studenti hanno preferito le vacanze. Ma chi ha partecipato la promuove a pieni voti

Scuola d’estate? Un esperimento che ha funzionato per tutti quegli studenti che hanno partecipato alle attività. Peccato che, questi ultimi, sembrano appartenere a un club molto ristretto. O almeno è ciò che emerge ascoltando la voce dei circa 1.000 alunni, di scuole medie e superiori, che hanno partecipato a un sondaggio-bilancio effettuato da Skuola.net in questi giorni sul “Piano Scuola Estate” allestito dai singoli istituti.

Tra gli intervistati, solamente 1 su 4, infatti, racconta che la propria scuola ha organizzato qualche tipo di corso, laboratorio, iniziativa durante la sosta delle lezioni. C’è però un sostanzioso 30% che sostiene di non essersi minimamente preoccupato di saperlo. Ma non è comunque poco il 44% che ha la certezza che i portoni del proprio istituto siano rimasti chiusi per tutto il periodo delle vacanze. Anche se è facile immaginare che la stragrande maggioranza di loro non si sarà strappata i capelli alla notizia che non avrebbe potuto frequentare la scuola pure in estate.

Per capirlo basta osservare il tipo di risposta data dai ragazzi laddove invece qualcosa è stato fatto: meno di 1 su 5 ha effettivamente accettato la sfida quando la scuola ha proposto delle attività. A condurli verso la scuola ben oltre l’ultima campanella soprattutto la fiducia nell’iniziativa (35%) e la voglia di stare insieme agli altri ragazzi dopo un così lungo periodo di isolamento (30%), nonché per non stare a casa ed evitare di annoiarsi (16%). Con un’adesione che è stata superiore tra gli studenti del Centro e del Nord rispetto a quelli del Sud.

Il motivo che, invece, ha portato tantissimi ragazzi a tenersi alla larga dalle aule scolastiche per l’intera finestra estiva – o che avrebbe portato a farlo altrettanti nel caso la scuola avesse aderito al Piano – è quasi scontato: la voglia di godersi le vacanze (così per il 70%). Ma qualcuno ha chiamato in ballo anche ragioni più profonde, come la sensazione che l’iniziativa fosse poco interessante (12%) o un cattivo rapporto con i compagni di classe (7%).

Alla base di un atteggiamento del genere, però, ci potrebbero essere pure i contenuti dei ‘pacchetti’ offerti dalle varie strutture. Sempre analizzando l’esperienza di chi ha partecipato, emerge un quadro non proprio accattivante agli occhi di un ragazzo: in 1 caso su 2 nell’elenco delle attività – tra quelle codificate dal Piano – erano inserite giornate didattiche o di recupero degli apprendimenti (quindi legate ai programmi scolastici).

Più rare le attività più ‘leggere’ o comunque fuori dagli schemi classici in termini di metodo o di contenuti, previste anch’esse nel “Piano Scuola Estate”. Circa 1 su 3 ha potuto seguire dei laboratori d’arte, solo 1 su 4 ha svolto attività sportive, solamente 1 su 5 ha seguito corsi sull’uso delle tecnologie o svolto attività ludico-ricreative, ancora meno (17%) ha partecipato a laboratori musicali o a visite guidate; fanalino di coda le attività di cittadinanza attiva e orientamento, svolte rispettivamente dal 13% e dall’11% degli intervistati. 

Eppure, nonostante ciò, il giudizio dato dagli studenti coinvolti è più che positivo: la metà di loro (50%) ha trovato i corsi e le attività proposte molto utili e un altro 37%, pur non promuovendole a pieni voti, ci ha trovato degli spunti interessanti. Rafforzando la sensazione che, con un piccolo sforzo in più, la “Scuola d’estate” poteva essere un successo. Anche perché, in alcuni casi, le proposte sono state varie e articolate anche a luglio e agosto: il 40% dei partecipanti ha varcato i cancelli della propria scuola anche in questo periodo.

“In attesa dei dati ufficiali del Ministero dell’Istruzione sul numero di scuole che hanno effettivamente attivato progetti nel corso dell’estate – sottolinea Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – il primo bilancio del “Piano Scuola Estate” può essere sicuramente positivo dal punto di vista della qualità delle attività proposte: chi ha partecipato le ha promosse, totalmente o parzialmente, in 9 casi su 10. E magari questo può rappresentare un volano per un prosieguo dell’iniziativa, visto che la stragrande maggioranza degli studenti ha preferito declinare l’invito della scuola, preferendo di gran lunga l’autogestione delle vacanze per provvedere al recupero della socialità. Che però era uno degli obiettivi che hanno animato l’iniziativa”.

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