Santerini scrive ai precari GAE

L'on.Santerini risponde su Tuttoscuola ai precari delle Gae

Cari colleghi,

la vostra lettera* (riportata in calce, ndr) mi dà l’occasione per spiegare meglio le mie opinioni e posizioni, spesso commentate senza dialogo. E’ proprio vero che gli esami non finiscono mai.. ma minacce e accanimenti non li ho proprio visti, semmai una riflessione sul modo migliore di attuare il piano della “Buona Scuola”.

L’idea che un/una insegnante debba essere ben preparato/a mi pare sia fondamentale e condivisa anzi tutto da voi, che avete scelto un mestiere della cultura (e dell’umano). Immagino che chi sceglie di diventare docente ami insegnare, e quindi ami imparare. Questo vale per tutti, per chi è già in ruolo da tempo (si vedano i miei emendamenti del 2013 sulla formazione in servizio) per i professori universitari (ho appoggiato la valutazione periodica delle loro pubblicazioni) e quindi anche per i neo-assunti. Manderei in formazione anche un buon numero di colleghi parlamentari… Nessun trattamento speciale per voi, solo la convinzione che accanto ad un piano di assunzioni coraggioso ci voglia un’attenzione specifica alla qualità delle competenze. Immagino siate d’accordo.

Non posso che essere solidale con voi per le lunghe attese, perché avete coperto le mancanze della scuola in questi anni, per la costrizione al “precariato infinito”; aggiungo le illusioni e le promesse, il tira-e-molla tra sindacati e Governo, le decine di anni in cui abbiamo sprecato risorse umane (le vostre) e impoverito l’istruzione. Magari un pensiero agli alunni-studenti, anche loro molto sacrificati in questi anni,  lo rivolgerei….

Le situazioni al vostro interno sono molto diverse: pare che decine di migliaia di persone non siano quasi mai state a scuola 8aspettiamo ancora dati certi); alcuni hanno diritto all’abilitazione con il solo diploma magistrale (per legge) ma va anche detto che da più di 10 anni aspirano ad entrare nella scuola giovani con lauree quadriennali o quinquennali. L’inglese e l’informatica non sono una richiesta esotica, ma il pane quotidiano per chi insegna nel 2015 in Europa.. Ci sarà da far corrispondere le competenze che si hanno con le classi di concorso di cui la scuola ha bisogno ora.

Non mi paiono problemi da poco. Invece – mi sembra di capire da alcune web-posizioni –  si afferma che la  “formazione sul campo” deve dare diritto a entrare senza se senza ma, rinunciando a verificare se quello che si sa è sufficiente/congruente per i compiti che si vanno ad assumere.

Ricordo che l’anno di prova si chiama così perché mette alla prova. Lo dice la legge, non io. Anzi, (vedi il T.U. del 94) è “di prova e di formazione”. Quindi nessuno spauracchio di licenziamento, ma una normale verifica già prevista dalla legge. Se invece l’anno di prova finora non è stata una cosa seria, vi sembra giusto per i bambini e i ragazzi affidati a insegnanti poco preparati?

Quindi cerchiamo di unire le forze senza sospettare chissà quale manovra del Parlamento per “degradare” gli insegnanti o accanirsi verso di loro. Le leggi sui tagli alla scuola non le abbiamo approvate noi deputati arrivati nel 2013, per fortuna. Non abbiamo accumulato noi negli anni del dopoguerra centinaia di migliaia di precari. Ora abbiamo l’occasione di avere risorse in più e di sanare la situazione di precari che da anni insegnano facendo risparmiare lo Stato. Cerchiamo di sfruttarla al meglio, il che vuol dire che le competenze devono essere quelle di cui la scuola ha bisogno, che chi va a insegnare sia ben preparato, e che l’obiettivo finale sia quello di sviluppare le menti dei ragazzi, rendendoli felici di imparare.

Io ritengo che da sola l’esperienza non basti. In linea teorica, si potrebbe aver appreso un errore e ripeterlo per anni. Il valore è nell’esperienza “messa alla prova” dalla riflessività e dall’apprendimento. Qui vedo il ruolo dell’Università, non nell’impartire saperi accademici lontani dalla realtà ma collaborare, senza interessi “corporativi” o “privatistici” alla formazione di tutti gli insegnanti, in tirocinio, neo-assunti, in servizio etc. etc. Se questa formazione di base già esiste e se questo aggiornamento viene fatto da molti di voi quotidianamente, nel confronto con l’innovazione e la ricerca che apportano dati nuovi, meglio così, cosa si teme?  

Penso quindi che “proposte serie e degne di essere prese in considerazione” non possano consistere solo in un ope legis ma siano quelle che prevedano formazione e autoformazione di tutti i docenti, da attuare nei modi da concordare tra Governo, Miur, Parlamento, associazioni dei docenti, usando le risorse delle comunità di apprendimento degli insegnanti, valorizzando le competenze professionali  nate si dall’esperienza ma messe alla prova con la verifica della scienza e della ricerca. Si può fare, e potrebbe essere un arricchimento per tutti (a cominciare dagli studenti, vero centro della scuola) se vogliamo che la Buona Scuola non resti uno slogan.

Cordialmente

Milena Santerini

 

 * Vorremmo che l’On.Santerini ci spiegasse perchè è così accanita nel “minacciarci” di voler un anno di prova duro. Se verremo assunti in ruolo siamo gli stessi insegnanti che fino a quest’anno scolastico e da dieci o venti anni svolgiamo questo lavoro. Facciamo parte della stessa graduatoria di cui hanno fatto parte i colleghi che sono stati assunti con le vecchie regole. Perchè per noi un trattamento diverso? Forse perchè veniamo considerati “assunti di massa” e dobbiamo pagare un conto salato? Cara on. Santerini non ci state facendo una grazia ma ci state riconoscendo un diritto,perchè noi siamo quelli che abbiamo coperto le cattedre vacanti,abbiamo lavorato come art.40(fino all’avente diritto), abbiamo coperto le supplenze brevi e le medio – lunghe, siamo stati utilizzati sul sostegno senza il titolo, quando non c’era lo specializzato per tali posti e per di più abbiamo seguito un iter formativo a suo tempo richiesto per entare a far parte delle GaE,inoltre dopo tanti anni ci siamo formati sul campo! Perchè da precari andavamo bene per qualsiasi tipo di situazione da coprire,frutto di un fallimento della politica che non ha saputo trovare nessuna soluzione per rimediare ad un precariato infinito e quando la si trova la si vuol far pagare cara? Scenda dal piedistallo pregiatissima onorevole,sarà anche una pedagogista, ma ha mai svolto questo lavoro e nelle condizioni che le abbiamo sopra descritto? Proponga risoluzioni serie e degne di essere prese in considerazione.

Con tutto il rispetto
Gruppo insegnanti GaE