Tuttoscuola: Non solo statale

Rosa nel pugno: no al finanziamento delle scuole paritarie

A chi ci chiede quale è la prima priorità rispondiamo: la scuola pubblica, la seconda la scuola pubblica, la terza la scuola pubblica“. Enrico Boselli, segretario confermato dello SDI, ha concluso il IV Congresso del suo partito rilanciando a distanza di nove anni il triplice appello con il quale Tony Blair vinse la sue prime elezioni (“Education, Education, Education“, 1997), ma ponendo l’accento più sull’aggettivo “pubblica” che sul sostantivo “scuola“, cosa che il premier inglese si era ben guardato dal fare.

Il IV Congresso dello SDI, che si presenterà alle elezioni insieme ai radicali sotto le insegne della Rosa nel pugno, si chiuso dunque con una decisa presa di posizione in favore dello sviluppo (ma Boselli ha parlato di “difesa“) della scuola pubblica, e contro il finanziamento delle scuole private, “paritarie o no che siano“. Lo Sdi chiede perciò “che nel programma dell’Unione ci sia scritto nella forma più chiara e esplicita che rispetteremo alla lettera le norme costituzionali sulla scuola” secondo le quali “esiste libertà di scuola, senza oneri per lo Stato“.

Era da molto tempo, praticamente da prima che Bettino Craxi assumesse la leadership del PSI, che non si ascoltavano in ambiente socialista prese di posizione di principio così aspramente critiche nei confronti del finanziamento delle scuole non statali, comprese quelle paritarie, che una legge voluta dal centro-sinistra (n. 62/2000) aveva inserito nel sistema pubblico anche per attenuare in qualche modo il divieto costituzionale. Ma la svolta in senso laico-zapaterista dei social-radicali sembra ora rimettere in discussione proprio il compromesso sul quale si reggeva la legge 62.

Un altro elemento di non facile composizione per Romano Prodi, che già deve fronteggiare la spinta dei sostenitori dell’abrogazione totale della riforma Moratti. Ma almeno su quest’ultimo punto la posizione dello Sdi-Rosa nel pugno è meno drastica, perché si limita alla richiesta che “non vengano introdotti elementi di formazione professionale nei primi 10 anni di istruzione“. Una posizione simile a quella dei DS e della Margherita.

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