Ritorno a scuola: riflessioni sulla ripartenza

Di Teresa Madeo*

Fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria da Covid-Sars ogni scuola ha dovuto affrontare la sfida della DaD, partendo dalle risorse umane, strumentali ed economiche disponibili, confrontandosi quindi con differenti possibilità strutturali, sociali ed economiche, conseguendo risultati non omogenei che, tuttavia, hanno notevolmente contribuito a sviluppare una maggiore consapevolezza dei propri specifici bisogni e delle proprie potenzialità formative e didattiche.

Alcune istituzioni scolastiche si sono trovate maggiormente preparate ad affrontare l’emergenza, in particolare quelle che avevano sperimentato strumenti e metodologie organizzative e didattiche innovative e che avevano investito nelle tecnologie. Altre hanno dovuto improvvisare una didattica “differente”, con una modalità a distanza con la quale non si sarebbero mai aspettate di doversi confrontare. Tutte, però, hanno compiuto un notevole passo avanti sul fronte della pratica di strumenti digitali applicati ai diversi aspetti organizzativi, per poter in primis dare risposte concrete ai bisogni formativi di alunni e studenti.

È evidente, quindi, che a settembre il mondo della scuola non potrà più replicare modelli precedenti all’emergenza e che l’autonomia scolastica dichiarata dalle linee guida del Ministero, che hanno l’obiettivo di coniugare sicurezza e benessere sociale ed emotivo degli studenti con il diritto alla salute e all’istruzione, hanno valenza sì nazionale, ma devono innestarsi all’interno delle grandi differenze che caratterizzano gli istituti scolastici del paese. A guidare le scuole verso la ripresa dopo sette mesi di chiusura sarà una cabina di regia nazionale che coordinerà tutto il piano, insieme a dei tavoli regionali istituiti presso gli Uffici scolastici regionali del Ministero dell’istruzione, che guideranno le singole regioni e affiancheranno i dirigenti scolastici. Centrale sarà, come si legge nel documento delle linee guida, il ruolo delle singole scuole. Ecco di seguito quali sono le misure che caratterizzeranno il nuovo anno scolastico 2020/2021. La prima e fondamentale questione per far tornare gli studenti, i docenti e tutto il personale scolastico a scuola è senza dubbio quella di garantire una ripresa in piena sicurezza per scongiurare il rischio di nuovi contagi. 

Le linee guida ministeriali prevedono una pulizia costante degli ambienti scolastici e che siano a disposizione gel igienizzanti e saponi. Per far sì che ogni scuola abbia risorse aggiuntive da spendere in questo ambito, il governo ha messo a disposizione, attraverso il decreto rilancio, 331 milioni di euro per la riapertura. I fondi possono essere usati per l’acquisto di dispositivi di sicurezza e per la pulizia, ma anche per la formazione e l’aggiornamento del personale scolastico e la messa in sicurezza degli spazi, oltre che per servizi di assistenza medico-sanitaria e psicologica, per acquistare nuovi arredi scolastici o per la manutenzione e la pulizia straordinaria. Sarà ogni dirigente scolastico a decidere in che modo usare i fondi a disposizione. 

Fondamentali saranno la riorganizzazione degli spazi ed il distanziamento fisico.

Le norme sul distanziamento fisico già previste nelle indicazioni del comitato tecnico-scientifico del Miur del 28 maggio prevedono che deve esserci un metro di distanza tra gli studenti, o meglio tra le loro “rime buccali” (le bocche). Per rispettare queste misure bisognerà sicuramente riorganizzare gli spazi a disposizione. 

Come si legge sul sito del Ministero, il Miur ha messo a punto in queste settimane un “cruscotto”, “un sistema informatico che incrocia i dati relativi a aule, laboratori, palestre disponibili con il dato delle studentesse e degli studenti e la distanza da tenere”. Si tratta di un software attraverso cui fare simulazioni della disposizione delle singole classi e capire se rispettano le norme sul distanziamento. È uno strumento che consente di individuare quali sono le scuole che hanno bisogno di interventi ad hoc, in collaborazione con gli enti locali, per trovare gli spazi adeguati a garantire il distanziamento tra gli studenti.  Il cruscotto è costruito sulla base dei dati trasmessi dalle regioni per ogni singola scuola e consente di segnalare in rosso i casi di scuole in cui gli spazi delle aule didattiche espressi in metri quadrati non siano sufficienti ad accogliere tutti gli studenti iscritti. Tra gli interventi possibili previsti dalle linee guida ci sono l’utilizzo di spazi esterni o il recupero di eventuali edifici scolastici dismessi nel territorio comunale, ma anche collaborazioni con istituzioni del territorio come musei, cinema, biblioteche, teatri o parchi. Queste collaborazioni tra scuola, enti locali e terzo settore, prendono il nome di Patti educativi di comunità. 

Verrà richiesta agli addetti ai lavori grande flessibilità scolastica, oltre all’utilizzo della didattica digitale e laboratoriale. Le linee guida del Ministero danno grande importanza all’autonomia delle singole scuole. Si legge nel documento che ciascun istituto scolastico sarà flessibile e potrà avvalersi di alcuni strumenti e sperimentare nuove modalità, a seconda dei suoi spazi e delle sue esigenze: si potrà procedere con lo smembramento del gruppo classe in gruppi più piccoli di apprendimento, l’articolazione di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso, la predisposizione di turni differenziati, l’aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari più ampi o ancora una diversa modulazione settimanale del tempo trascorso a scuola, per esempio con moduli orari inferiori ai sessanta minuti. 

L’esperienza di didattica a distanza tramite piattaforme digitali inoltre non andrà persa, almeno per quanto riguarda le scuole secondarie di secondo grado, che potranno integrarla alla didattica tradizionale. La riapertura a settembre prevede inoltre la possibilità di una didattica meno frontale e più laboratoriale, dedicata a gruppi più piccoli di studenti. Per quanto riguarda l’assistenza di studenti con disabilità, non essendo sempre possibile garantire il distanziamento fisico dallo studente, potrà essere previsto per il personale l’uso di dispositivi di sicurezza aggiuntivi. 

Al fine di promuovere la sicurezza negli istituti ed il rispetto delle norme igieniche insieme ad un adeguato utilizzo delle innovazioni tecnologiche (fondamentali nella DaD!), ci sarà una formazione specifica del personale scolastico, che a sua volta informerà le famiglie e gli studenti. A tal proposito dovrà essere riformulato un opportuno Patto di corresponsabilità educativa con le famiglie, che promuoverà la partecipazione attiva, autonoma, consapevole e responsabile al percorso di apprendimento, agevolando anche lo sviluppo delle competenze digitali fondamentali e imprescindibili per utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione.

I docenti dovranno volgere decisamente la loro attività alla promozione dell’apprendimento autentico, attraverso un approccio di school improvement, ossia attraverso comportamenti di agevolazione del processo di formazione in uno scenario orientato alla cultura della competenza. A questo punto l’introduzione di un vero middle management di supporto al dirigente non appare più rinviabile.

La prospettiva sinergica complessiva coinvolgerà fortemente anche tutto il personale ATA, dal livello amministrativo a quello tecnico e ausiliario, che dovrà avvalersi di modelli organizzativo-gestionali che tengano conto di quanto abbiamo imparato dall’emergenza. La figura del DSGA dovrà essere adeguatamente valorizzata, anche al fine di contribuire all’attuazione di quanto previsto dal Codice dell’amministrazione digitale (d.lgs. 82/2005).

L’azione progettuale delle autonomie scolastiche necessita, però, di interventi di sistema che al contempo aggiornino lo sfondo normativo alle nuove esigenze e che eliminino le numerose incongruenze e contraddizioni, stratificatesi negli anni, che hanno impedito alla autonomia di svilupparsi appieno. Con riferimento ai piani di investimento strategici, tali interventi dovrebbero complessivamente riguardare dunque le condizioni per garantire sicurezza, fruibilità e flessibilità degli spazi di apprendimento, sia nell’immediato della ripartenza che con rimodulazioni sul medio-lungo periodo; il potenziamento delle infrastrutture di rete e delle strumentazioni digitali in tutte le scuole, per garantire lo svolgimento di attività in modalità sincrona e asincrona; l’erogazione di finanziamenti mirati a dotare di device tecnologici tutti gli studenti; l’incremento degli organici per garantire insegnamenti differenziati e personalizzati, animazione digitale e assistenti tecnici a tutte le scuole; l’apertura delle scuole su un arco di 8-10 ore al giorno; l’aggiornamento della governance delle scuole, cioè delle competenze degli organi collegiali; l’attuazione di un adeguato piano di formazione di tutti i docenti sia dal punto di vista tecnologico sia didattico; la revisione della costituzione e della modulazione oraria delle relazioni classi-gruppi-docenti; la revisione del sistema di valutazione degli alunni che integri i voti in decimi con i livelli di competenza e le relative certificazioni.

I bisogni più frequentemente emersi nel merito della ripartenza riguardano una formazione di tipo tecnico (quali piattaforme usare, come gestirle in sicurezza ecc.) e una formazione strutturale di tipo metodologico-didattico (come gestire al meglio il processo di insegnamento-apprendimento e la valutazione a distanza). Non si può più declinare l’invito alla formazione, che dovrebbe essere un bisogno intrinseco della categoria docenti e non riguardare solo gli insegnanti più motivati e coinvolti nei processi di innovazione didattica, attivando magari anche una specifica sequenza contrattuale.

Inoltre la mappatura delle risorse logistiche a disposizione di ciascuna scuola potrà rappresentare un punto di partenza per organizzare modi e tempi della didattica, individuare ulteriori esigenze di spazi, arredi, infrastrutture e suppellettili da rappresentare agli enti locali oltre che per evidenziare, attraverso specifici tavoli di confronto interistituzionali, le necessità di organico. A seconda dell’accurata ricognizione degli spazi ci saranno presumibilmente esiti diversificati da cui potranno scaturire soluzioni organizzative differenti, in linea con la filosofia dell’autonomia scolastica e, qualunque DPI sarà valutato necessario ed opportuno, dovrà tuttavia essere indicato in un dettagliato protocollo ed essere accompagnato da specifici e adeguati finanziamenti.

Il compito del Dirigente scolastico sarà senz’altro quello di applicare il protocollo e farlo rispettare, nonché di gestire al meglio le risorse economiche e strutturali anche avvalendosi di reti territoriali, seguendo una traiettoria segnata dagli imperativi della Sicurezza, della flessibilità, della collaborazione e dell’innovazione.

*Professoressa IIS CELLINI FI, Docente utilizzata su progetti Nazionali presso USR Toscana