Ritorno a scuola in spazi alternativi: le criticità emergenti

Dalle ore 14 dello scorso 1° agosto il Ministero dell’Istruzione dovrebbe conoscere quanti spazi alternativi sono stati individuati dalle istituzioni scolastiche per sopperire alle aule con capienza insufficiente. Sarebbe importante altresì conoscere quante aule, in mancanza di spazi alternativi interni o esterni alla scuola, dovranno funzionare con capienza inadeguata, ricorrendo necessariamente alla turnazione con impiego di organico aggiuntivo per assicurare integralmente il tempo scuola previsto.

Era questa, a quanto sembra, la richiesta sindacale per conoscere il reale fabbisogno di organico delle scuole. Ed è proprio questo (l’organico aggiuntivo necessario) che bisogna conoscere per quantificare la spesa. Occorre, cioè, partire dal basso per quantificare la spesa, anziché prevedere astrattamente uno stanziamento finanziario centrale da distribuire con i soliti vecchi parametri del numero di alunni, del numero, di classi, ecc,

Ma torniamo agli spazi alternativi che il MI sta monitorando. Dopo averli quantificati che si fa? Si prende atto soltanto che una quota di aule non conformi ha trovato una soluzione alternativa? Ma gli spazi alternativi destinati ad accogliere intere classi per l’intero anno scolastico hanno tutti i requisiti minimi per la sicurezza e l’agibilità?

Ad esempio, i bagni disponibili in questi locali di emergenza sono in quantità adeguata al numero di alunni, e ne possiedono i requisiti minimi rapportati alla loro età?

Alcune settimane fa, nella prospettiva di far ricorso agli spazi esterni, il sindacato dei dirigenti scolastici romani aveva invitato i propri iscritti ad opporsi a soluzioni di quel genere. Era sembrata una presa di posizione radicale ed eccessiva, ma ora, di fronte al carico di responsabilità per l’inadeguatezza degli spazi alternativi, molti dirigenti sembrano capire che, in molti casi, quel rimedio potrebbe essere carico di insidie.

Anche le famiglie potrebbero opporsi.

Ci sia consentita una domanda: considerato che molti istituti paritari hanno avuto negli ultimi anni flessione di iscritti, liberando aule, perché non chiedere ospitalità?