Ripartizione organico aggiuntivo: Molise con 10,5 docenti per istituzione, Calabria 5

Il cuore del nuovo organico dell’autonomia sta praticamente in quei 50 mila posti (esattamente 48.812) individuati dalla Tabella 1 allegata alla legge. Con quei posti aggiuntivi all’organico tradizionale (posti comuni e di sostegno) le istituzioni scolastiche hanno la leva (volendo) per il cambiamento e l’innovazione.

Quei posti sono merce preziosa da maneggiare con cura e da dosare con saggezza, distribuendola tra le scuole soprattutto con criteri di equità.

Un’equità forse usata con una certa disinvoltura nella distribuzione tra le regioni, come ha previsto la tabella 1, dove circa 5 mila posti (il 10% del totale) sono stati distribuiti con poca trasparenza, utilizzando vari indicatori (di cui non è stata riportata l’incidenza), due dei quali (dispersione scolastica, presenza di alunni stranieri) hanno attinenza più diretta con gli obiettivi della riforma, mentre gli altri (presenza di aree interne, presenza di aree isolane e montane, presenza di aree a bassa densità demografica) meno.

5 mila posti distribuiti in quel modo sembrano quasi una compensazione occupazionale. Un’equità distributiva dubbia che ha caratterizzato anche la distribuzione del restante 90% dei posti aggiuntivi, pari a 43.931 unità.

Il risultato finale di questa ripartizione complessiva è anche un evidente squilibrio della media dei posti aggiuntivi per istituzione scolastica che ha come valore nazionale 5,9 posti in più per istituzione scolastica (48.812 da ripartire tra 8.256 istituzioni scolastiche), ma che vede il Molise con una media di 10,5 docenti per istituzione, la Liguria con 7,2, l’Umbria con 7 e il Friuli con 6,8, mentre la Calabria deve accontentarsi di 5 docenti per istituzione, la Sicilia di 5,1 e la Campania di 5,3. Le Isole e il Sud hanno mediamente meno insegnanti aggiunti per istituzione scolastica rispetto al resto dell’Italia

Se avere più o meno docenti a disposizione significa disporre di un maggiore o minore potenziale di innovazione, la riforma si prepara ad un’attuazione a macchie di leopardo.