Tuttoscuola: Non solo statale

Riesplode a sinistra la querelle sulla scuola privata

Vai a rileggerti la Costituzione” (L’Unità a Rutelli). “Non sono un nemico da additare” (Rutelli all’Unità). Da qualche tempo, com’è noto, si discute all’interno della GAD (Grande Alleanza Democratica) su quale sia la strategia più adatta per vincere le prossime elezioni politiche, ormai non lontanissime, e si confrontano due posizioni: quella di chi sostiene che occorre sfondare al centro, nell’elettorato moderato incerto tra i due poli (tesi sostenuta da Rutelli, lanciata dal prof. Sartori sul “Corriere della Sera“), e quella di chi ritiene che si debba richiamare alle urne tutto l’elettorato che si oppone all’attuale schieramento governativo, accentuando le differenze e i motivi di scontro, all’occorrenza frontale.
Ora, il terreno della politica scolastica è uno di quelli che meglio si prestano a cogliere queste differenti strategie elettorali. L’anno scorso D’Alema e Amato (che persegue oggi lo stesso disegno anche sulla questione della procreazione assistita) suscitarono polemiche a sinistra sostenendo che in caso di vittoria alle elezioni non si sarebbe dovuto “azzerare” la riforma Moratti, ma caso mai sperimentarla, emendarla con gradualità, accompagnarla ad esiti diversi. La sinistra della sinistra sparò a zero su questa apertura. Adesso Rutelli torna alla carica sulla questione del finanziamento delle scuole paritarie, che a suo avviso potrebbe prendere la forma del pagamento dello stipendio degli insegnanti di queste scuole da parte dello Stato. “Penso che dobbiamo guardarci dal rischio di alienare dall’intero centrosinistra vasti mondi della scuola e della formazione che rendono un servizio prezioso e che sarebbe gravissimo spingere nelle braccia della destra“, scrive Rutelli.
La risposta dell’Unità è indiretta, ma chiara: vengono citate le dichiarazioni molto critiche verso Rutelli rese “legittimamente” da Enrico Panini, segretario della CGIL scuola, Chiara Acciarini, capogruppo DS in commissione Istruzione del Senato, e Alfonso Pecoraro Scanio, presidente dei Verdi. Un’altra grana per Prodi.

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