
Rientro a scuola e attività extrascolastiche, come scegliere quelle giuste. I consigli degli esperti

Con il suono della campanella che segna la riapertura delle scuole, settembre non è solo il mese del ritorno tra i banchi, ma anche un momento cruciale per le famiglie e i ragazzi per esplorare e scegliere le attività extrascolastiche che arricchiranno il loro percorso di crescita. L’inizio del nuovo anno scolastico rappresenta un’opportunità unica per bilanciare l’apprendimento accademico con lo sviluppo di passioni, talenti e competenze trasversali fondamentali.
Come scegliere le attività extrascolastiche: mettere sempre il bambino al centro
Prima di una qualsiasi scelta è importante tenere presente che le attività extrascolastiche rappresentano prima di tutto un’opportunità di svago. “È fondamentale ricordare, specialmente agli adulti, che il divertimento e l’aspetto ludico dovrebbero essere al primo posto. Sebbene queste attività possano anche favorire l’apprendimento e lo sviluppo di talenti o competenze specifiche, la priorità assoluta dev’essere sempre la dimensione ludica e sociale.”, precisa la pedagogista, formatrice e ideatrice del portale Edu-wow.com, Giovanna Giacomini. “Un compito cruciale per i genitori è distinguere tra le proprie aspettative e i reali bisogni dei figli. La società odierna, spesso veicolata da social media e video, ci propone un’immagine di genitore ideale che offre infinite opportunità ai figli, portandoli a eccellere in ogni campo. Questo contesto rischia di farci proiettare sui bambini desideri e ansie che non sono i loro, perdendo di vista la dimensione dell’infanzia e l’individualità di ogni piccolo”.
Spesso infatti i genitori iscrivono i figli a una miriade di attività con le “migliori intenzioni”. Non è raro sentire, specialmente a settembre, frasi come: “sai, ho iscritto mio figlio al corso di chitarra” o “al corso di cinese”. Questo deriva dal desiderio di assicurare ai figli un futuro migliore, offrendo loro “il meglio che c’è sulla piazza”. Tuttavia, quando questa spinta risponde principalmente a un tale bisogno, riflette più le ansie e le aspettative dell’adulto che un reale bisogno del bambino.
Ed è proprio nella prima fase della vita che si tende ad ammassare esperienze, ricercando offerte super innovative e ultra-tecnologiche, facendo passare i bambini da un’attività all’altra e riempiendo di fatto la loro settimana.
Per fare le scelte giuste è necessario coltivare l’ascolto attivo e l’osservazione
Dobbiamo imparare a non parlare, ma a guardare cosa rende felice o triste nostro figlio mentre gioca o svolge un’attività. I bambini comunicano i loro bisogni anche senza parole: momenti improvvisi di irritabilità potrebbero indicare stanchezza e necessità di più riposo o gioco libero, mentre un bambino che cerca molta attenzione potrebbe aver bisogno di sfide più adatte a lui. Non dobbiamo confondere i nostri sogni o quelli imposti dalla società con quelli dei nostri figli. Ricordiamo che il vero bisogno di ogni bambino è sentirsi accettato e sostenuto per quello che è, non per diventare un prodigio o eccellere in ogni campo. “Non aver paura se tuo figlio non eccelle o non ama determinate attività; non significa aver fallito come genitore. Molte generazioni, inclusa la nostra, sono cresciute senza la miriade di attività extrascolastiche di oggi, raggiungendo comunque serenità e successo nella vita. È essenziale distinguere la felicità della performance. Questo implica anche abbandonare la competizione tra famiglie basata sulla quantità di attività e risultati. Dobbiamo concentrarci su ciò che serve a quel bambino, in quel momento della sua vita. I quattro anni di un figlio non torneranno più, e ogni età ha il suo tempo. È essenziale ridefinire i nostri valori di base e ricordarci che i bambini hanno il diritto di vivere la propria infanzia”, spiega la pedagogista.
Ci sono diversi elementi chiave che si possono valutare per fare la scelta giusta:
- Interessi emergenti: ascoltare attentamente gli interessi che il proprio figlio esprime. Se è ancora piccolo, osservalo: cosa gli riesce facile e spontaneo? Quali attività lo assorbono senza fatica? Spesso, proprio in questi momenti emerge un talento naturale che merita di essere coltivato.
- Considerare l’unicità di ogni bambino: ogni bambino è unico. Se l’amico del cuore frequenta un’attività e nostro figlio desidera seguirlo, non è detto che sia la scelta giusta per le sue inclinazioni.
- Non forzare un bambino a fare qualcosa solo perché “gli fa bene” o perché è di moda. Costringerlo a un’attività che non gli appartiene può trasformarsi in un incubo, lasciando un ricordo negativo che spesso ci portiamo dietro anche da adulti. Magari non è il momento giusto, ma lo sarà più avanti.
- Età e sviluppo: considerare sempre l’età e il grado di sviluppo di tuo figlio. Per i bambini più piccoli, attività propedeutiche come la psicomotricità o quelle puramente ludiche sono più indicate. L’obiettivo principale, in questa fase, è il gioco, non l’apprendimento formale. Dai 6 anni in su, si possono introdurre sport o corsi specifici, basandosi sulle preferenze espresse e sui talenti che iniziano a manifestarsi.
- Obiettivi educativi: prima di iscrivere un bambino a una qualsiasi attività è fondamentale chiedersi: “Cosa vogliamo che tragga da questa attività?“. Può essere un’esperienza meravigliosa sotto molti aspetti, ma il contesto è fondamentale. Un ambiente tossico, un allenatore svalutante, standard troppo elevati o valori in contrasto con quelli della famiglia possono annullare qualsiasi beneficio. Informati sul gruppo e sugli educatori: l’ambiente deve essere inclusivo, stimolante e accogliente per tutti, riflettendo i valori che guidano la vostra famiglia.
- Fattibilità logistica: Naturalmente occorre valutare anche gli aspetti pratici: come si integra l’attività nella routine familiare? Questo è spesso il primo fattore che le famiglie considerano.
Il criterio d’oro è sempre partire dal bambino e sapersi porre le giuste domande prima di prendere una decisione. La qualità dell’esperienza, l’allineamento con la sua personalità e la serenità con cui la vive sono ciò che conta davvero.
Il valore delle attività extrascolastiche per la crescita dei bambini
Le attività extrascolastiche, se scelte con buon senso e moderazione, possono avere un ruolo estremamente positivo nello sviluppo dei bambini. Offrono una preziosa opportunità per ampliare i loro orizzonti oltre il programma scolastico tradizionale, introducendoli a nuove metodologie di apprendimento e a contesti diversi.
A differenza dell’ambiente scolastico, spesso più formale e orientato alla sedentarietà, le attività extrascolastiche (sportive, ludico-ricreative, artistiche) permettono ai bambini di apprendere in un modo più divertente e spontaneo. Questo ambiente stimola l’emergere di talenti e passioni individuali. Mentre a scuola ci si approccia a tutte le materie, anche quelle meno gradite, nelle attività extrascolastiche si sviluppano competenze diverse e si scoprono nuove modalità di espressione.
Ogni tipo di attività extrascolastica porta con sé benefici specifici. Ad esempio:
- Lo sport: insegna la cooperazione, la disciplina e la resilienza. Gli sport di squadra favoriscono l’interazione, mentre quelli individuali stimolano il confronto con se stessi e il superamento dei propri limiti. Il valore dello sport per lo sviluppo è riconosciuto sin dall’antichità.
- Le attività artistiche e musicali: promuovono l’espressione di sé e la sensibilità culturale.
- I corsi linguistici: ampliano la visione del mondo e sviluppano nuove sensibilità.
Numerose ricerche evidenziano come la partecipazione ad attività organizzate basate sulla socializzazione apporti significativi benefici emotivi e psicologici. I bambini che frequentano queste attività hanno l’opportunità di confrontarsi con i pari, il che favorisce: una migliore conoscenza di sé e lo sviluppo di un’identità solida; una maggiore autostima, riducendo il rischio di disagio emotivo e l’autoregolazione delle emozioni, specialmente in contesti interattivi.
“Le attività di gruppo, in particolare quelle con uno scopo divertente, rafforzano la fiducia in sé, promuovono lo sviluppo del carattere, l’empatia e la compassione. Sentirsi connessi con gli altri, uscire dalla propria dimensione individuale per entrare in relazione, sono aspetti fondamentali che queste esperienze nutrono. Attività di volontariato, ad esempio, non solo sviluppano competenze pratiche (come la sostenibilità ambientale nel caso della raccolta della plastica), ma promuovono anche un senso di agire attivo e proattivo per il benessere collettivo”, spiega la pedagogista.
È fondamentale sottolineare che tutti questi benefici emergono solo se il bambino partecipa alle attività con serenità. Se l’ambiente è eccessivamente competitivo, frustrante o genera pressione costante, i vantaggi vengono meno. È cruciale misurare l’attività sul bambino specifico che abbiamo di fronte, non basarsi su un’idea generale. Ascoltare le sue esigenze e i suoi desideri è il primo passo per garantire che l’esperienza extrascolastica sia realmente positiva e formativa.
Trovare l’equilibrio: la sfida delle famiglie con le attività extrascolastiche
La vera sfida per le famiglie è trovare il giusto equilibrio nella gestione delle attività extrascolastiche dei figli. Un sovraccarico di impegni può portare a stress e ansia, annullando di fatto i potenziali benefici e non garantendo particolari vantaggi accademici. Esiste una soglia da rispettare: il riposo, il gioco libero e il tempo per sé sono fondamentali per l’equilibrio psicofisico dei bambini. Oggi si parla spesso di un’eccessiva programmazione delle loro giornate.
Alcune strategie utili per bilanciare al meglio gli impegni e trovare un equilibrio sano sono:
- Stabilire una routine settimanale e quotidiana Organizzare i giorni in modo da bilanciare gli impegni (come gli allenamenti di lunedì e giovedì) con pomeriggi completamente liberi. Si può adottare la regola del due, limitando le attività extrascolastiche a un massimo di due, in giorni distinti, almeno fino a una certa età (due giorni al di là del weekend). Inserire anche il tempo per i compiti e, cruciale, il tempo libero non strutturato per tutta la famiglia, quello in cui “non si fa niente” di prestabilito. L’agenda deve essere a misura di bambino. Ricordiamoci sempre che: la qualità batte la quantità. Meglio poche attività scelte con cura, che il bambino apprezza e che favoriscono una crescita serena, piuttosto che un calendario fittissimo che lo esaurisce. L’obiettivo primario è promuovere lo sviluppo armonioso del bambino, non sovraccaricarlo.
- Flessibilità e adattabilità: l’agenda non è scolpita nella pietra. Bisogna essere pronti a modificarla in base ai segnali di stanchezza o sovraccarico dei figli. Rallentare i ritmi se li vediamo sopraffatti, eliminare attività o, al contrario, introdurne di nuove se si percepisce svogliatezza. L’obiettivo è calibrare gli impegni sul benessere di tutti, genitori inclusi.
- Monitorare i segnali dei figli: osservare attentamente i bambini per capire se il carico di impegni è adeguato. Segnali come stanchezza, calo di entusiasmo, difficoltà di concentrazione, cambiamenti nei risultati scolastici, alterazioni nei ritmi sonno-veglia o nelle abitudini possono indicare un sovraccarico. Se si notano questi segnali, occorre intervenire prontamente, senza aspettare.
Attività extrascolastiche: preparare al futuro riscoprendo il passato
In un mondo in rapida evoluzione, molti genitori si interrogano oggi su quali attività extrascolastiche possano davvero preparare i propri figli al futuro. Più che inseguire l’innovazione a tutti i costi, come imparare il cinese a quattro anni o frequentare un laboratorio STEM (che sono già spesso proposti dalla scuola), dovremmo chiederci: cosa manca ai bambini oggi? E di cosa hanno realmente bisogno per la loro crescita, proprio perché stanno vivendo l’infanzia?
Dovremmo pensare fuori dagli schemi e recuperare quelle abilità “scomparse” che, pur sembrando “d’altri tempi”, sono fondamentali per la formazione della persona, non solo per l’acquisizione di competenze. Ci riferiamo a capacità pratiche e relazionali un tempo scontate, come saper costruire qualcosa con le mani, cucinare, prendersi cura di un orto, orientarsi nel bosco, sviluppare pazienza o concentrazione. Tante di queste esperienze, che un tempo si acquisivano spontaneamente, oggi sono diventate rare.
Le attività extrascolastiche possono offrire l’occasione di far rivivere ai bambini queste esperienze che preparano a un futuro che avrà sempre più bisogno di persone complete, di umanesimo e di un lavoro sulla propria umanità. Per questo, ad esempio, a “Scuole Felici” (modello pedagogico sviluppato dalla dott.ssa Giacomini) si permette ai bambini di maneggiare strumenti veri, costruire, usare materiali di recupero, sperimentare il rischio calcolato attraverso la pedagogia del rischio, sporcarsi nel fango o arrampicarsi su un albero. Quest’ultima, un’esperienza normalissima in passato, oggi genera spesso preoccupazioni eccessive da parte degli adulti, con una tolleranza molto bassa verso attività considerate “normali” fino a pochi anni fa.
In un’epoca in cui si parla di innovazione concentrandosi su tecnologia, robotica e STEM, la vera innovazione consiste nel guardare al futuro senza dimenticare il passato. È il passaggio dall'”Hi Tech” all'”Hi Touch“: recuperare la manualità e il senso pratico. Anche per gli studenti più grandi che si affacciano al mondo del lavoro, spesso ciò che manca è proprio il senso pratico, un’abilità che queste esperienze “di altri tempi” possono coltivare e che è cruciale per formare individui completi e adattabili.
In conclusione, l’inizio di un nuovo anno scolastico è un momento di grandi aspettative e possibilità. “Il messaggio che vorrei dare a genitori e studenti è un invito alla serenità, alla scoperta e, soprattutto, alla felicità”, dice la pedagogista.
Per i genitori
La cosa più importante è avere un figlio o una figlia felici. Per raggiungere questo, è fondamentale che i genitori siano sereni e tranquilli. “Mettete al centro vostro figlio per quello che è, senza caricarlo di aspettative eccessive. Sappiate che state già facendo del vostro meglio. Lasciate da parte i sensi di colpa e la sensazione di non fare abbastanza. Questa pressione, infatti, è spesso ciò che nuoce alla relazione genitore-figlio. Non abbiate timore di alleggerire le agende: la salute mentale e la felicità sono prioritarie rispetto a qualsiasi competenza o risultato”.
Per bambini e ragazzi
Un nuovo inizio è un capitolo nuovo di un libro pieno di possibilità. Non sappiamo cosa accadrà, e anche se avete avuto delle aspettative in passato, tutto può cambiare. Ogni nuovo anno è una nuova opportunità per scoprire il mondo. “È importante ricordare che imparare è bello e divertente, e non c’entrano niente i voti. Si impara per scoprire il mondo che ci circonda, per coltivare le proprie passioni, anche quando è difficile. I voti sono una conseguenza, non il fine ultimo. Non è necessario essere i migliori; l’importante è impegnarsi, fare del proprio meglio e godersi questo viaggio di crescita. Ogni anno passa e non torna più. La vita non è fatta solo di scuola e compiti, ma anche di amicizie, scoperte ed esperienze. Sappiamo che la scuola a volte può essere faticosa, frustrante o mettervi alla prova. Nei giorni “storti”, siate gentili con voi stessi per primi. Questo vi insegnerà a esserlo anche con gli altri, ed è ciò di cui abbiamo più bisogno oggi, anche in classe. Preoccupatevi di stare bene e di far stare bene gli altri: questa è la cosa più importante”.
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