
Riccardi a Tuttoscuola: Formazione e aggiornamento elementi chiave
E' stata l'unica italiana in lizza per il Global teacher prize, ideato dalla Varkey Foundation e sostenuto dall'Unesco
49 anni, maestra di Spinaceto: Barbara Riccardi è statal’unica italiana tra i cinquanta finalisti del Global teacher Prize, il “Nobel” per gli insegnanti (con in palio un milione di dollari, quest’anno vinto da un’insegnante palestinese, Hanan Al Hroub). Lei che ha dato vita a gemellaggi e scambi culturali con scuole francesi, che tra una lezione e un’altra è solita dedicare del tempo ad aiutare i bambini a risolvere i problemi della vita, facendoli sedere in circolo, per discutere e crescere insieme. Lei che ha ideato una rivista online, un tg della scuola e un orto scolastico. Lei che nel 2010 ha ricevuto una medaglia al merito dal Presidente della Repubblica per aver organizzato campi estivi per bambini di famiglie senza mezzi.
Maestra Riccardi, Lei è stata selezionata per un premio così importante ed autorevole, ci può svelare la sua ‘ricetta segreta’ dal punto di vista didattico?
Nessuna ricetta, siamo tanti che facciamo il lavoro più bello, più gratificante con passione, dedizione, creatività ed ardore. La felicità contamina. Gioco insieme ai miei ragazzi, io imparo da loro e loro da me per costruire insieme il nostro percorso di crescita reciproca, contro la noia e le lagne, il nostro bicchiere è sempre mezzo pieno per superare ostacoli e difficoltà con ironia e senso pratico in autonomia, sviluppando menti aperte a pensieri creativi e critici. La fantasia crea/attiva per non annoiare e non annoiare.
La Ministra Stefania Giannini ha firmato il decreto di ripartizione del fondo da 200 milioni. Ma dal Mamiani di Roma alla Balducci di Pontassieve, l’Istituto di Agnese Renzi, cresce la protesta dei docenti che si rifiutano di nominare i loro rappresentanti nel comitato di valutazione. Lei vede bene, oppure no, l’introduzione della premialità per i docenti?
L’intenzionalità potrebbe “avere/portare” risultati, come tutte le cose nuove in essere, solo in campo si possono verificare: fattibilità e risultati. Regole e modalità attuative ben organizzate serviranno per non metterci uno contro l’altro su una base oggettivamente visibile del lavoro svolto e praticato attivatore di innovazione nei processi di apprendimento e nella didattica.
In passato ha curato l’aggiornamento professionale (pur essendo stato dichiarato obbligatorio solo con la ‘Buona scuola’), e se sì , come?
Per la nostra professione e professionalità reputo, per dovere e per responsabilità prima verso noi stessi e poi verso i nostri “clienti quotidiani” del nostro essere e fare gli educatori, la formazione e l’aggiornamento le chiavi per entrare in contatto, accendere l’interesse dei nostri ragazzi, per essere al loro passo, per trovare strategie e modalità consone all’evolversi di società sempre multitasking dagli interessi variegati e tecnologici. Formazione e aggiornamento a livello personale e professionale per accrescere i nostri processi di noi attori del nostro essere docenti innovativi e attivi. Ho ottenuto il Diploma della triennale come Counselor Professionista della Gestalt Psicosociale lo scorso anno, la mia curiosità innata mi porta a curiosare, osservare, entrare in contatto con le più svariate realtà che possono produrre emozioni ed esperienze che porto e ripropongo in classe ai miei ragazzi, per mettersi in gioco e “praticare” insieme quelle che sono le loro abilità e competenze. Dopo tanti anni mi sono riscritta all’Università Roma Tre Scienze della Formazione perché non si finisce mai di imparare ed apprendere, il confronto, la ricerca continua per essere portatori di novità di apprendimento per noi e loro.
Come giudica il concorsone indetto dal governo-Renzi?
Un’alta prova organizzativa di non facile gestione, una messa in moto di qualcosa che per troppo tempo è stato messo in secondo ordine, sarà l’occasione di valutare in modo diretto chi farà parte del mondo dell’educazione come professionista e no come mestierante.
Scuola e precariato, una storia complicata, annosa, strumentalizzata. Una piaga. Vista dal di dentro, e dopo 26 anni di insegnamento, secondo lei, come se ne esce?
Con oggettività di sistema, mettendo a sistema rendendo funzionale un meccanismo di assunzione che deve andare da sé, senza ogni volta partire da zero ma da tre, dalle cose che funzionano e producono risultati, pensando che si lavora con delle e per delle persone che ogni mancanza ricade sul loro benessere o malessere generato da situazioni complesse e mal o poco gestite che non tengono conto dei problemi che ne derivano a catana, ricadendo a cascata su tutto il personale scolastico “tutto”. Investire nel riconoscimento e nell’importanza del ruolo sociale di educatori che guidano a guardare verso il futuro, una professione come valore insito per la costruzione di società e comunità di successo, basate sui valori condivisi per il bene comune fatte da cittadini formati consapevolmente verso quello che sarà il prossimo loro ruolo nella società.
Fra i punti più controversi della riforma “Buona scuola” c’è sicuramente quello del rischio del preside sceriffo: un rischio reale, o un’opportunità di miglioramento del sistema italiano dell’istruzione…
Il buon senso è la base per far funzionare le cose, come per tutte le cose, noi mondo adulto abbiamo una grande responsabilità verso i giovani e verso quello che offriamo loro, siamo un esempio davanti a loro occhi, come stile di vita da seguire o rimodellare. Una grande responsabilità nel trovare la giusta visione di insieme. I Dirigente Scolastici sono prima di tutto persone come noi, con tutte le resistenze, i problemi, le paure, le diffidenze esplicitate e no, la loro posizione li porta ad effettuare un’analisi seria della realtà globale, a tutti i livelli dei personaggi che danno vita alla scuola e quali sono i bisogni di percezione nel costruire percorsi ad hoc per creare una rete di alleanze possibili tra tutti coloro che la scuola la fanno: gli enti locali, i genitori e i docenti per realizzare una scuola che dia il meglio di sé con le persone che possono “fare ed essere” in base alle proprie possibilità.
Ultimo, ma non meno importante: come sono i bambini di oggi e come sono cambiati nel corso degli anni…
Ricercatori del loro ruolo nel mondo al passo con i tempi, fautori dell’abbraccio e del contenimento, dei tempi di riflessione condivisi fatti di commenti con pensieri liberi e critici. Pronti alla scoperta capaci di “essere guidati” per diventare autonomi e consapevoli.
I bambini di oggi, noi adulti di oggi. Due mondi specchiati l’uno nell’altro.
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